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Voglio un assistente sessuale per mio figlio disabile

Posted: Giugno 5th, 2013 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione, Spizzichi e bocconi | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Voglio un assistente sessuale per mio figlio disabile

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“Nessuno pensa che una persona disabile abbia bisogno di sesso. Ma se ci sono l’educatore, il fisioterapista o il logopedista, anche nella sessualità bisognerebbe sostenere il percorso di una persona affetta da handicap attraverso una persona formata per poterlo aiutare”. Patrizia è la madre di Giorgio, un ragazzo di 27 anni affetto dalla sindrome di Williams, una malattia rara che comporta un ritardo mentale. “Quando Giorgio aveva 21 anni – spiega ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – l’ho scoperto di notte che si toccava, ma so neanche se si tocca bene. Non posso chiederglielo come mamma, né può la sorella. Ho pensato di trovare anche qualche prostituta. So che sembra assurdo, ma la questione – continua – bisogna pure risolverla. Mi emoziona il pensiero di far avere a Giorgio il contatto fisico con una persona dell’altro sesso, ma allo stesso tempo mi spaventa anche l’idea di pagare una persona per avere un contatto sessuale”. Per questo Patrizia si dice d’accordo con la creazione anche in Italia della figura dell’assistente sessuale per disabili, al centro della proposta di legge di cui è promotore Max Ulivieri (www.assistenzasessuale.it). In Italia – conclude Patrizia – abbiamo ancora il concetto che una persona disabile non è persona. Non abbiamo il rispetto di pensare che prima della disabilità ci sia la persona, che va rispettata in tutti i suoi bisogni”  di Andrea PostiglioneIl Fatto Quotidiano


Prostituzione e clienti innamorati

Posted: Dicembre 3rd, 2012 | Author: | Filed under: Spizzichi e bocconi | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Prostituzione e clienti innamorati

La lettera di una lavoratrice sessuale a Tits and Sass e le risposte di alcune sex worker su come gestire la relazione professionale con un cliente innamorato. Vi siete mai trovat* in situazioni simili (come sex worker o come clienti)? Che risposta avreste dato alla lettera?

Dear Tits & Sass: Overly Attached Client Edition
by suzyhooker on October 16, 2012

Dear Tits and Sass,
Last February, I met Phil off a sugar dating site. He was extremely effusive in quasi-personal affection towards me during our first meeting, to the point that I realized he was an attachment risk and considered not seeing him again. (He’d had a recent and extremely nasty divorce.) But I agreed to a monthly arrangement of x dollars/month for indefinite weekly meetings and saw him three times total. In addition to sex, he wanted an intellectual relationship.

Between our meetings, Phil frequently wrote me vaguely romantic emails, with very familiar addresses and conclusions (things like “dear love,” etc.). I am married and he knew that. Eventually he was sending me such intense emails that I concluded he actually thought he had fallen for me. The last piece of evidence for me that things had gone too far was when I went over to his house and found a picture of myself on his mantel: He had learned my real name from a careless mistake I made, found my Facebook, and got the picture from there.

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Consigli per la saluta de* sex worker

Posted: Novembre 24th, 2012 | Author: | Filed under: Documenti, Sesso Sicuro | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su Consigli per la saluta de* sex worker
Nella rubrica Ask a Pro di Tits And Sass Sarah Elspeth Patterson del Persist Health Project di New York suggerisce alcuni accorgimenti per mantenersi in buona salute lavorando come sex worker

Ask A Pro: Immunity Boosters
by Sarah Patterson on October 11, 2012

Ask A Pro is a our column focusing on work and health, intended to share straightforward information about what you can do to keep yourself as safe as possible while on the job. Questions will be answered by sexual health expert Sarah Patterson, M.Ed. (See full bio below.) Questions you’d like to have answered can be sent to our info (at) titsandsass address. Full anonymity is guaranteed. 


Dear Ask A Pro,
My question is: what are the best ways to avoid getting sick when working? I find that when I am seeing multiple clients in a night it is emotionally and physically exhausting and I seem to be more susceptible to picking up colds or the flu. I’m sure this is a combination of a lowered immune system from the stress and pace of working mixed with swapping fluids and germs with unknown men.
Thanks,
Juliet

Dear Juliet,
Great question! You are correct in thinking that stress and exposure to infection can increase your chances of getting sick, but there are many things that can be done to deal with both stress and boosting your immune system. Read the rest of this entry »


Assistenza sessuale, un racconto in prima persona

Posted: Novembre 23rd, 2012 | Author: | Filed under: Documenti, Spizzichi e bocconi | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Assistenza sessuale, un racconto in prima persona

Un’intervista realizzata da  pubblicata il 20 novembre 2012 su Il Fatto Quotidiano su assistenza sessuale, disabilità, affettività e sessualità

Oggi voglio farvi leggere un’intervista che ho realizzato. Un’intervista molto particolare. Ci sono vari modi di leggere una storia. La puoi leggere accompagnato dal proprio “io”, dalle proprie idee e convinzioni. Oppure completamente “vuoti”, lasciandosi riempire dalle parole dei protagonisti. La puoi leggere pensando alle proprie esigenze, oppure entrando in empatia con i protagonisti. Questo starà a voi deciderlo. Mi limito a riportare questa storia che mi è stata raccontata, scritta, con grande trasporto e sincerità.
Per chi crede che la “figura” dell’assistenza sessuale possa essere una scelta anche per il nostro Paese, c’è una petizione da firmare: “assistenza sessuale”. E’ una scelta  
Quando nasce il tuo interesse nei confronti dell’assistenza sessuale?
Due anni fa. Avevo da poco letto un libro, non riesco a ricordare il titolo. Era una raccolta di racconti molto particolari, ognuno era dedicato alla storia di una persona che, pur affetta da disabilità grave, aveva trovato il proprio posto nel mondo, riuscendo non solo a superare le normali sfide della vita che attendono ciascuno di noi, ma a realizzare qualcosa di straordinario. Una storia in particolare iniziò a trasformare la mia percezione della realtà, perché aveva davvero il potenziale di spingermi a riflettere, certo, ma anche ad agire.
Fulvio Frisone, poeta, pittore, ma soprattutto, uno dei più grandi fisici italiani. Affetto, a causa di un errore medico al momento della nascita, da tetraparesi spastica. Nascere e crescere con gli arti, ma non poterli usare. Quello che mi colpì profondamente, nel venire a conoscenza della sua storia, fu il ruolo che ebbe la madre nella sua crescita. A un certo punto, semplicemente, si rese conto che proprio figlio rischiava di impazzire. Il bisogno di espressione sessuale, che era precluso anche autonomamente, non gli lasciava un attimo di tregua, e neanche a lei. Non era come imboccarlo, o aiutarlo ad andare al bagno, accudirlo come un bambino nei bisogni primari. Questa era una cosa completamente diversa, moralmente imbarazzante, per taluni riprovevole. Che fare? Cercare qualcuno che lo aiutasse, fu la risposta che si diede e lottò ferocemente, come solo una madre coraggiosa sa fare, per trovare le persone giuste.
Fu lì che iniziai a riflettere in termini di assistenza sessuale. Ovvio che prima non mi fossi mai posta il problema, non è argomento di cui parlano i media, non era un dramma che avesse sfiorato me o la mia famiglia, quello della disabilità, fisica o mentale che fosse. Ho iniziato a chiedermi che cosa si potrebbe provare a essere lucidi, coscienti, dentro un corpo che è in parte o del tutto inutilizzabile autonomamente. Io che avrei fatto? Non lo so, non è qualcosa su cui si può congetturare. Tuttavia, sapevo che cosa mi sarei potuta augurare: di essere aiutata con amore a esprimere tutti i miei bisogni: del corpo, della mente, dell’anima. D’altra parte, trovarsi improvvisamente dentro un corpo che non risponde più può succedere a chiunque, se è destinato a passare per quell’esperienza. Non volevo vivere nella paura che succedesse a me, ma nemmeno vivere nell’indifferenza a questa nuova, improvvisa consapevolezza. Non sapevo come agire, però. Così, confidando nel destino, aspettai un segno.
Il destino decise di aiutarti? Come?
Sì. Il segno arrivò di lì a poco. Lo riconobbi nel momento in cui una comune passione mise sulla mia strada un ragazzo intelligente, brillante, affetto all’incirca dalla stessa patologia di cui avevo letto, senza essermici mai ancora imbattuta.
A quel punto, che cosa decidesti di fare?
Gli domandai come affrontasse nella sua vita il problema della sessualità. Sì, problema, poiché la sua disabilità gli impediva i gesti più elementari. Seppure concepissi la difficoltà nel trovare una partner adeguata, mi riusciva impossibile immaginare una persona che non potesse alleviare autonomamente quel tipo di tensione nel corpo. Mi raccontò di come la prostituzione fosse una realtà cui suo malgrado era stato costretto a ricorrere, di tanto in tanto. Ma che gli era insopportabile la mancanza di empatia, di dolcezza, d’intimità. Le ragazze con cui era stato non erano preparate a confrontarsi con un disabile, non riuscivano a nascondere il disagio e questo lo feriva al punto tale da aver rinunciato a questo tipo d’incontri, pur continuando a soffrire molto per la tensione che accumulava senza possibilità di alleggerirla.
Ti sei offerta di aiutarlo?
Mi sono offerta di aiutarlo. Non me ne sono mai pentita, anche se allora non seppi gestire bene la situazione, non ero pronta a confrontarmi con le implicazioni collaterali, soprattutto emotive, di questo tipo di assistenza. Sapevo di essere la persona adatta, la mia capacità di empatizzare immediatamente, la mia disinvoltura sessuale che mi porta a non avere preconcetti di alcun tipo, la mia naturale inclinazione a prendermi cura di qualunque tipo di corpo attraverso il massaggio, erano tutte doti che non avevo ancora perfettamente focalizzato né messo alla prova, ma sapevo essere quelle adatte per approcciarmi a questa realtà.
Che cosa andò storto, allora?
Molto semplicemente, non ho saputo porre regole e condizioni, perché io stessa ancora non le conoscevo. Non mi sono saputa far rispettare e alla fine, nonostante abbia elargito ben più di quanto, farei adesso, nonostante non mi sia fatta pagare, lui mi ha lasciato addosso una persistente sensazione di disagio: non solo non aveva apprezzato come credevo, ma non è riuscito ad astenersi dal giudizio morale, una volta eliminata la tensione, diciamo così. Come se offrirsi di fare qualcosa del genere, terminata l’oggettiva utilità del tuo servizio, ti releghi in una categoria di “persone indegne”, persino agli occhi di chi ha accettato il tuo aiuto.
Torniamo per un momento a oggi. Hai continuato a offrire assistenza sessuale oppure quell’esperienza ti ha segnato negativamente?
Quell’esperienza mi ha segnato, ma solo per offrirmi un parametro di cosa va inteso per assistenza sessuale. Per quasi due anni non mi sono più imbattuta in questa tematica, né l’ho cercata. Semplicemente, sapevo che se si fosse nuovamente presentata l’occasione, avrei affrontato le cose in modo diverso. Ogni persona porta con sé la propria storia, sofferenza, le proprie sfide. E ogni volta è come ricominciare da capo, ma le regole di base, quelle valgono per tutti. Gli accordi preliminari, innanzitutto. Chi richiede l’assistenza va istruito: non ci saranno penetrazioni, baci, scambi di fluidi, sono io a guidare la partita. Non tutti quelli che chiedono sono accettati, bisogna selezionare al massimo, assicurarsi di non imbattersi in una patologia a rischio, bisogna mantenere il distacco sufficiente a non diventare il fulcro dell’esistenza di chi non riesce a trovare, a causa della sua disabilità, una dimensione affettiva e sessuale. Assicurarsi che ogni sì e ogni no che si decide di dire siano motivati ampiamente e pazientemente (non scordiamo che la maggior parte di queste persone non ha esperienza relazionale con l’altro sesso o la ha minima) e che si mantenga il giusto equilibrio tra dolcezza e severità, insomma. Impresa non da poco. Dovrebbero fare dei corsi appositi.
C’è qualcosa che puoi dirci su come si è svolta la tua ultima assistenza?
Ti parlo di N. Lui mi ha piacevolmente sorpreso. È un uomo colto, intelligente, deciso. Ha provato a dettare le sue condizioni, non c’è riuscito ed ha accettato le mie. A quel punto sì che mi ha messo in condizioni di aiutarlo. Ci ha messo un po’ ad accettare l’assistenza nei termini in cui gliela proponevo, avendo alle spalle una continuativa, seppure insoddisfacente, esperienza di sesso a pagamento con prostitute, per quanto di buon livello, diciamo così. Più volte ha tentennato, incerto se incontrarmi valesse la spesa, dopo tutte le limitazioni che ponevo. D’altra parte, nell’immaginario collettivo, le brave ragazze non accettano soldi per dispensare attenzioni sessuali. Se invece lo fanno, viene da sé che debbano dare un pezzo del loro corpo in cambio, un tanto al buco. Pare funzioni così. Ho deciso di cambiare questa regola odiosa e lui mi ha aiutato, come io con dolcezza l’ho assistito in quel suo opprimente bisogno di alleggerire la tensione sessuale nel corpo. L’assistenza non è assistenzialismo, questo cerco di trasmettere. Una persona che non è autonoma nel corpo ha bisogno di aiuto, mi pare ovvio. Ma l’aiuto non deve diventare una prigione costruita intorno. D’altra parte, l’aiuto che offro, sebbene a pagamento, non deve diventare la mia, di prigione. Non voglio piagnistei, non voglio pretese. Niente tentativi di colpevolizzazione perché non m’innamorerò, perché prendo soldi, perché in cambio dei soldi non faccio come vuole chi paga, ma faccio ciò che so fare nel modo in cui stabilisco io. Qualcuno si sogna forse di pretendere che un’assistente personale debba innamorarsi della persona che assiste? O che lo faccia gratis? Che dire di una terapeuta?
Per chi crede che la “figura” dell’assistenza sessuale possa essere una scelta anche per il nostro Paese, c’è una petizione da firmare: “assistenza sessuale”. E’ una scelta  


Guardare la schiavitù è eccitante?

Posted: Dicembre 21st, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Guardare la schiavitù è eccitante?

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Questa è la domanda, decisamente provocatoria ma molto affascinante, proposta da Laura Agustin su The Naked Anthropologist.

Una interessante analisi punto per punto della recensione di The Life of a Courtesan scritta da Stephen Holden sul New York Times il 24 Novembre scorso.

Do people want slavery to come back? It would seem that the idea is erotically compelling, granting permission to imagine naked women and children in bondage, in chains, in the thrall of evil captors. With these scenarios, viewers and readers don’t have to think, because Good and Evil are clearly identified with no chance that contradictory uncertainties will muddy one’s reactions. The ferocity with which Kristof is defended is proof that some people will not tolerate any interesting human ambiguity at all (see hostile comments).

But are visions of enslavement also attractive? A new film about an elite brothel in 19th-century France was reviewed in an extraordinarily biased way in the New York Times (whose judgement on slavery issues is now officially in doubt). After sketching what sounds like a dark, subtle, moody movie, the reviewer concludes There is only one word to describe life inside L’Apollonide: slavery.

But the reviewer sounds as though he did not understand the film or its particular artistic vision. Being set mostly inside the brothel itself, any aspect of prostitutes’ lives outside are omitted. The filmmaker has limited the stage to the usual focus in depictions of prostitutes’ lives – the workplace where they perform. The reviewer sounds very naive about women’s lives in general, including today, if he doesn’t know that we get ‘poked at’ by ‘imperious male doctors’ and feel like ‘slabs of meat’. Et cetera. Whatever he chooses to describe about this film, his conclusion that it’s about slavery is just silly.

The Life of a Courtesan, Viewed From the Inside

Stephen Holden, 24 November 2011, The New York Times Read the rest of this entry »


Giornata Internazionale per la fine della violenza contro le persone sex worker – Torino

Posted: Dicembre 13th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Repressione | Tags: , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Giornata Internazionale per la fine della violenza contro le persone sex worker – Torino

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In occasione della Giornata Internazionale per la fine della violenza contro le persone sex worker a pochi giorni dalle iniziative in UK e in Francia anche a Torino presso il circolo Maurice si svolgerà una serata a tema con proiezioni, testimonianze e discussione.

L’argomento è vasto e complesso ma sento sempre di più l’esigenza di analizzarlo e parlarne insieme, conoscendolo meglio e cercando di capirne tutte le sfaccettature, le implicazioni e le contraddizioni.

sabato 17 dicembre 2011

dalle ore 19.30 – presso il circolo di cultura GLBTQ Maurice
Torino, via Stampatori 10

APERITIVO

PROIEZIONE DI CORTOMETRAGGI

Nè colpevoli, nè vittime

(2009 // 39’38’) Videobox alla conferenza europea sul lavoro sessuale, Bruxelles.

Progetto presentato da International Committee on Rights of Sex Workers

a cura delle SexyShock

Heroes of HIV

(2007 // 8’16’’) Una produzione LinkTv // Repubblica Dominicana

I’m a sex worker

(2009 // 0’58’’) A cura di Sex Work Awareness // New York

Fières d’être Pute

(2010 – 32’00’’) Regia di Irene Dionisio

In Francia successivamente al terzo “Pute Pride” nanziato da una prostituta parigina con i

guadagni di una nottata di sesso sadomaso con un ministro, un gruppo di prostituti

composto da trans, lesbiche, travestiti, etero tra i più noti del panorama parigino,

ha creato un sindacato in difesa dei diritti dei lavoratori del sesso, lo STRASS.

TESTIMONIANZE

Evento realizzato in collaborazione con FestiLav – Festival Italiano Cinematografico dei Lavoratori – organizzato dall’Associazione Culturale Taksim.

Alcuni spunti di approfondimento:

 


Repressione contro la prostituzione in Francia

Posted: Dicembre 6th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Repressione contro la prostituzione in Francia

In Francia la repressione contro i/le sex worker è in aumento. Oggi  è in corso di discussione all’Assemblée Nationale una risoluzione che tende a riaffermare le posizioni abolizioniste francesi in materia di prostituzione. Alcuni giorni fa lo STRASS – Syndicat du TRAvail Sexuel ha diffuso un comunicato stampa dal titolo C’est nous qui travaillons alors c’est nous qui décidons! (Siamo noi che lavoriamo quindi siamo noi che dobbiamo decidere!):

A una settimana dal voto di questa risoluzione, noi, lavoratori/trici del sesso, femministe e persone coinvolte nella lotta contro l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili vogliamo ricordare, come facciamo senza sosta da molti mesi, che la criminalizzazione dei clienti è un ostacolo ulterioriore sia all’accesso alle strutture di cura, di prevenzione e di monitoraggio, sia all’azione delle associazioni per la salute pubblica e di lotta contro l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili e sarà ulteriormente dannoso anche per le prostitute/i prostituti come è stato l’introduzione del reato di sollecitazione nel 2003.


Brutte notizie da Parigi – sex worker e “movimento”

Posted: Novembre 15th, 2011 | Author: | Filed under: General | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Brutte notizie da Parigi – sex worker e “movimento”

Arriva da Parigi, tramite il sito del Syndicat du TRAvail Sexuel, l’ennesima pessima notizia sullo stato della riflessione all’interno dei cosidetti “movimenti” sulle politiche di genere e la violenza.

Durante la manifestazione contro la violenza sulle donne svoltasi il 5 novembre 2011 a Parigi un gruppo di sex worker e di solidali presenti in piazza è stato aggredito, tacitato, insultato e minacciato dalle organizzatrici della manifestazione e da alcune donne presenti in piazza al grido di “voi siete la vergogna della manifestazione“.

Particolarmente indigeste alle organizzatrici della manifestazione sembra siano state le riflessioni portate in piazza da STRASS sull’inutilità delle norme che colpiscono i clienti delle prostitute che finiscono per essere esclusivamente l’ennesima forma di violenza contro le donne che si prostituiscono.

Il comunicato (in francese) contenente maggiori dettagli e alcune riflessioni firmato da STRASS, Act Up Paris e Étudions gayment è disponibile cliccando qui