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Chiamata all’azione: Dì all’IGLYO di stare fuori da Israele

Posted: Novembre 18th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Chiamata all’azione: Dì all’IGLYO di stare fuori da Israele

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A dicembre si svolgerà a Tel Aviv (Israele) l’Assemblea Generale dell’International Gay and Lesbian Youth Organization (IGLYO), uno dei principali network di associazioni GLBT internazionali (in Italia ne fanno parte Arcigay, Arcigay Padova e Arcigay Roma che a quanto mi risulta non hanno mai preso posizione in merito).

Pubblichiamo questo appello (tradotto in italiano da Facciamo Breccia) di attivisti e attiviste queer palestinesi che chiede all’IGLYO di non essere complice delle politiche di pinkwashing israeliane.

L’invito è ovviamente quello di diffondere la notizia il più possibile

Chiamata all’azione: Di’ all’IGLYO di stare fuori da Israele

Cari gruppi, collettivi, attiviste e attivisti LGBTQ,

Come queer palestinesi appartenenti a diversi collettivi – alQaws for  Sexual & Gender Diversity in Palestinian society, Aswat — Palestinian  Gay Women, e PQBDS (Palestinian Queers for Boycott Divestment and  Sanctions) – vi scriviamo per esprimere il nostro sconforto per la  decisione dall’ International Gay and Lesbian Youth Organization [IGLYO]  di organizzare l’Assemblea Generale per Dicembre 2011 a Tel Aviv in  Israel.

Anche dopo averci contattati e dopo aver espresso la nostra più  profonda preoccupazione rispetto alle implicazioni problematiche e  politiche dell’organizzazione di questa conferenza, IGLYO ha pubblicato  un “lettera aperta – 2011 GA” dove viene sottolineato che non sono per  nulla contenti di rimettere in discussione la loro decisione e che anzi  difendono le loro posizioni;  ingannando, quindi, i membri dei gruppi  LGBT all’interno di un processo di normalizzazione e provvedendoa  coprire l’apartheid di Israele e l’oppressione della popolazione  Palestinese.

IGLYO non ha solo deciso di tenere la loro General  Assembly conference in Tel Aviv, ma ha accettato i soldi del governo  israeliano partecipando in una più ampia campagna nel dare una nuova  immagine ad Israele “brand Israel” e nel crimine del pinkwashing .

Stiamo perciò chiedendo supporto nel comunicare a IGLYO perché la loro  azione è iniqua e indecente, per un’organizzazione come la loro che  dovrebbe battersi a fianco delle persone queer o dei diritti umani in  più larga misura. Le politiche di Israele e l’occupazione non distinguono persone queer  da etero. Tutta la popolazione palestinese – queer ed etero – deve  affrontare gli effetti del muro dell’apartheid, dei checkpoint, degli insediamenti illegali e della violenza dei coloni: nessuno menziona che vivere sotto occupazione militare ti toglie qualsiasi diritto come  abitante di quella terra.

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C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto – storia dell’obiezione di coscienza in Italia

Posted: Novembre 18th, 2011 | Author: | Filed under: Libri e racconti, Repressione | Tags: , , , , , , , , | Commenti disabilitati su C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto – storia dell’obiezione di coscienza in Italia

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Scopro solo ora grazie a Me-DeA che ieri a Torino Chiara Lalli, saggista e filosofa bioetica, ha presentato il suo nuovo libro C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto (Il Saggiatore – 2011), un tentativo di tracciare la storia dell’obiezione di coscienza in Italia.

Radio Blackout ha intervistato l’autrice e durante la lunga chiacchierata emergono numerose riflessioni e molti dati interessanti su come l’obiezione di coscienza sia usata anche come strumento di controllo sulla sessualità e sui corpi.

Clicca qui per ascoltare l’intervista a Chiara Lalli

Ciò che principalmente interessa l’autrice è documentare il cambiamento che è intervenuto da quando se ne è cominciato a parlare, al tempo in cui si riferiva quasi esclusivamente alla renitenza alla leva.

A partire dal 1972, con l’introduzione del servizio civile, il concetto cambia però di significato, perlomeno all’interno della giurisprudenza. L’obiezione di coscienza diventa un diritto positivo. La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza consacrerà questa nuova interpretazione e cambierà il corso della storia dell’obiezione di coscienza nella penisola: da simbolo forte di opposizione al potere diventerà addirittura uno strumento per raggiungerlo.

Il risultato è che ora abbiamo ora una legge che trova enormi difficoltà a essere effettivamente applicata e medici che, lungi dal rischiare il carcere, spesso ottengono riconoscimenti e fanno addirittura carriera, come nella Lombardia del ciellino Formigoni. La percentuale di obiettori tende costantemente ad aumentare, perché è «una scelta facile e indolore» che rende ormai carta straccia «la libera scelta iniziale (diventare ginecologi e lavorare nel pubblico), che vincola l’individuo a doveri e non solo a diritti professionali e privilegi».

Le disavventure da incubo a cui possono andare incontro le donne in un ospedale pubblico sono ormai talmente ordinarie che non fanno nemmeno più notizia. Senza dimenticare che una legge repressiva sul testamento biologico è ormai alle porte.

Via: Radio Blackout


Approfondimento radiofonico sul caso Desmontaje 4F

Posted: Novembre 13th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Repressione | Tags: , , | Commenti disabilitati su Approfondimento radiofonico sul caso Desmontaje 4F

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Oggi a partire dalle ore 16 sulle libere frequenze di Radio Blackout (105.250FM a Torino e provincia o in streaming via internet) è possibile ascoltare un approfondimento sul caso Desmontaje 4F a cura della trasmissione Interferenze.


Fuori gli obiettori dalle nostre vite!

Posted: Novembre 11th, 2011 | Author: | Filed under: Repressione | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Fuori gli obiettori dalle nostre vite!

Durate il Feminist Blog Camp 2011 svoltosi a Torino qualche settimana fa è stato elaborato da alcune realtà e soggettività presenti il seguente comunicato che gira in questi giorni in rete e che vi ripropongo.

Siamo donne, ragazze, studentesse, precarie, disoccupate, provenienti da differenti città, appartenenti a collettivi di genere e percorsi di autodeterminazione. Da tempo siamo impegnate nelle nostre regioni a contrastare quelle politiche sociosanitarie che minano, seppur in modi differenti, l’autodeterminazione delle donne in tema di scelta di maternità; in particolare l’introduzione del volontariato pro vita nei consultori e la privatizzazione dei servizi sanitari che si accompagnano a quella capillare diffusione dell’obiezione di coscienza come vero e proprio dispositivo per normare le nostre condotte e sessualità. Il Feminist Blog Camp è stata per noi occasione di incontro e condivisione. Un incontro dal quale non abbiamo potuto che trarre conferma all’idea che questi attacchi siano assolutamente trasversali e che le singole regioni rappresentino il laboratorio di un disegno più ampio, volto a generalizzare questo modello sociosanitario in tutta Italia.

La nostra risposta politica dunque non può che essere unitaria, intersecando i singoli percorsi di lotta regionali: quelli relativi alle normative sui consultori, all’iter della pillola RU486 e quello dell’interruzione volontaria di gravidanza, contro l’introduzione del movimento per la vita nei consultori, al quale ribadiamo che non daremo alcuno spazio. Intendiamo dunque coordinarci su due livelli, uno informativo rispetto alle condizioni delle singole regioni, l’altro volto a individuare una linea comune di contrasto verso quanto sta accadendo.

Vogliamo perciò costruire delle tappe di confluenza delle rispettive lotte nei nostri luoghi di battaglia, nelle scuole, nelle università, nei consultori, per dare vita ad una rete, nella speranza che il percorso intrapreso conduca ad un momento di confronto e lotta unitario.

Nessuno spazio al movimento per la vita in ospedali, consultori e scuole!Fuori gli obiettori dalle nostre vite!

Assemblea plenaria Feminist Blog Camp

Laboratorio Sguardi sui Generis – Torino


Le Ribellule – Roma


Mujeres Libres – Bologna


Consultoria Autogestita – Milano


Assemblea Le De’Genere – Terni


Femminismo a Sud

xxd – rivista di varia donnità

Vengoprima! – Venezia

Frequenze di genere – Bologna


Femminile Plurale


Un altro genere di comunicazione

Collettivo LeGrif – Pisa

Comitato Donne 13 Febbraio – Pisa


women.it/Orlando


Smontando il caso 4F

Posted: Novembre 10th, 2011 | Author: | Filed under: Repressione | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Smontando il caso 4F

Volevo scrivere qualcosa sulla storia di Patricia Heras e sul processo 4F ma Femminismo a Sud è già riuscita a scrivere molto di quello che avrei voluto esprimere. Ve lo riporto integralmente:

Sabato scorso al Feminist Blog Camp Slavina ha portato la storia di Patricia Heras, una amica che tante di noi non hanno avuto l’occasione di conoscere. Durante la performance King Kong Bloggers del sabato sera ha letto una lettera che Patri aveva scritto dal carcere di Wad Ras dove era stata ingiustamente reclusa dopo 4 anni di infruttuosa battaglia legale.

Patricia era una delle accusate del processo denominato 4F (l’unica donna), uno dei casi piú scandalosi di repressione e giustizia sommaria della “democratica” Spagna.

Patri l’ho vista solo in foto, bella coi ricciolini scuri e il profilo appuntito, e l’ho conosciuta attraverso le sue poesie e l’amore e il dolore delle sorelle che ci hanno raccontato la sua vicenda.

Patri ha deciso di suicidarsi l’aprile scorso, mentre scontava la sua pena in semilibertá. Rodrigo Lanza, un altro degli accusati, é in carcere da piú di 4 anni.

Il 12 novembre alle ore 18 a Barcellona nel Forat de la Vergonya si terrà una manifestazione per chiedere che almeno nell’ultimo grado di giudizio vengano ricusate le testimonianze dell’accusa, dato che tutte le condanne si sono basate sulle dichiarazioni di due poliziotti attualmente condannati per torture e abuso di potere.

Quello che segue è il comunicato che chiede che venga smontato il castello di false accuse che ha tolto la libertà a Patri, a Rodrigo e a tutti gli altri.

 

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici e governo.

Abbiamo perso parte del processo ma i fatti ci stanno dando ragione e proprio per questo motivo abbiamo bisogno della massima diffusione di questa drammatica storia di corruzione, torture, sequestro e morte.

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Il festival Seksualiti Merdeka (Libertà Sessuale) proibito dalla polizia in Malesia

Posted: Novembre 9th, 2011 | Author: | Filed under: Repressione | Tags: , , , , , , , , | 1 Comment »

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Ricevo tramite la mailing list di Queeruption il seguente appello proveniente da realtà queer e femministe malesi.

In Malesia, in seguito alle pressioni congiunte di organizzazioni islamiche, cristiane e buddiste, è stato proibito dalla polizia lo svolgimento dell’annuale festival Seksualiti Merdeka (Libertà Sessuale) che doveva svolgersi per il terzo anno consecutivo tra il 9 e il 13 novembre 2011.

Il festival è nato per celebrare i diritti umani delle persone di diverso orientamento sessuale e identità di genere ed è organizzato da organizzazioni non governative, artisti, attivisti e singole indivualità.

Al di là di ogni possibile valutazione sul festival (che non ho conosco e che ha finanziamenti da ONU, Amnesty International e altre simili associazioni che non mi sono mai state particolarmente simpatiche) siamo di fronte all’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di come le istituzioni religiose riescano a mettersi d’accordo senza grossi problemi quando si tratta di esprimere la propria omofobia e sessuofobia.

+++

Malaysian queer and feminist activists are appealing for solidarity asthe police threaten to shit down the annual ‘seksualiti merdeka’ festival (merdeka means freedom).
Movements for a diversity of sexualities and genders have been growing rapidly over the last few years in Malaysia, which is something quite subversive in a country that maintains social control through a moral agenda, imposing sharia law on half the population and so on.
If anyone is able to organise some kind of solidarity, maybe get together actions at embassies etc, before theevent starts on the 9th, people there would feel supported to defy the ban…

+++
Police ban Seksualiti Merdeka festival Nigel Aw
5:01 PM Nov 3, 2011

Deputy inspector-general of police Khalid Abu Bakar has declared ablanket ban on all events by the organisers of ‘Seksualiti Merdeka’.

Speaking at a press conference at Sungai Besi today, Khalid said thepolice will clamp down on the programme that was to run from Nov 9 to 13.

“The police is responsible to maintain public order. When there is athreat to public order, then we must take the appropriate action.”The directive comes from the police themselves, added Khalid.

Seksualiti Merdeka is an annual festival celebrating the human rights ofpeople of diverse sexual orientation and gender identity, organised by aloose coalition of NGOs, artistes, activists and individuals since 2008.

The festival’s programme, which includes forums, talks, workshops, booklaunches, an art exhibition and stage performances, was to be launchedby former Bar Council president Ambiga Sreenevasan.

It was held without any problems in previous years. This, Khalid (left) said, was in response to some 28 police reports thathave been lodged against Seksualiti Merdeka since yesterday, and hefurther noted that complaints have been made by several Islamic,Christian and Buddhist groups which have condemned the event and called for action against it.

He added that the matter is being investigated under Section 298A of thePenal Code and Section 27A(1)(C) of the Police Act.Section 298A of the Penal Code allows police to take action againstanyone who causes disharmony, disunity, feeling of enmity, hatred,ill-will or prejudice or for the maintenance of harmony or unity on thegrounds of religion.

Section 27A(1)(C) of the Police Act empowers police to act against anyactivity that takes place on private premises but is deemed prejudicialto the interest and security of Malaysia or that would excite adisturbance of the peace. These laws, Khalid said, would also be used in clamping down on anyevents that Seksualiti Merdeka decides to proceed with.

Police to question festival backers

Asked if police will question the organisers, he responded: “We willbegin calling them after this, all of them involved will be called (togive a statement). This will be done immediately because aninvestigation has begun.”Khalid also expressed puzzlement for the Bar Council’s backing of Seksualiti Merdeka, advising the body to instead give proper legaladvice to the organisers.

“This is what I don’t understand, the Bar Council should advise these NGOs to respect the country’s laws.

“We all know homosexuality is a crime and such events are as if it ispromoting and encouraging people to go against the law.” He warned members of the public, including Ambiga who is slated toofficiate the festival’s opening on Nov 9, not to participate in anyevents organised by Seksualiti Merdeka or face police action.

The warning, Khalid said, was a pre-emptive move to prevent any untowardincident occurring.

“This is just a warning… We don’t want anything bad to happen so weare taking early action to ban their activities… but if they insist onproceeding (with their events) then we will take further action.

“Defending the police’s position, Khalid said his force was not against human rights but he must act if these rights went against publicinterests and public order.”
Any events or activities that is related to Seksualiti Merdeka, we will stop them.”

Anything to do with the rights of lesbians and homosexuals is out (of the question), no way,” he declared.


Due riflessioni sul “caso Povia” e il “caso Gino Paoli” – marketing, mass media e repressione

Posted: Gennaio 28th, 2009 | Author: | Filed under: Repressione | Commenti disabilitati su Due riflessioni sul “caso Povia” e il “caso Gino Paoli” – marketing, mass media e repressione

Del “caso Povia” e della sua canzoncina sulla guarigione delle persone omosessuali che presentera’ al prossimo festival di San Remo e del “caso Gino Paoli” si e’ parlato molto nelle ultime settimane e oggi ho trovato qualche minuto di tempo per raccogliere i pensieri e dire la mia.

Ho trovato particolarmente interessanti questi due eventi mediatici per alcune ragioni sia di carattere pubblicitario che repressivo.

Se in entrambi i casi la regia appare evidentemente quella degli uffici stampa & marketing delle case discografiche e del festival di San Remo che hanno fiutato la possibilita’ di creare un po’ di visibilita’ mediatica a basso costo e ad alto impatto e l’hanno creata ad arte, le reazioni ai due casi sono state differenti e meriterebbero una analisi comune.

######## IL CASO POVIA ########

Nel “caso Povia” la reazione esclusivamente mediatica fatta di comunicati stampa e comparsate televisive di Arcigay non ha fatto altro che alimentare quello che era il fine ultimo di Povia e degli organizzatori del festival di San Remo: comparire sui media. Intere trasmissioni dedicate al caso, ospitate e aperture sui maggiori tg nazionali, prima serata su Rai1 a Porta a Porta, personaggi del calibro di Iva – prendi questa mano – Zanicchi resuscitati e posti a difesa delle persone omosessuali, giornali infarciti di commenti e opinioni in merito, vittimizzazione del cantante (“mi hanno minacciato di morte”), smentite e controsmentite e la genialata del segreto assoluto sul testo della canzone non hanno fatto altro che creare l’evento San Remo che quest’anno stentava a decollare mediaticamente e a rilanciare il signor nessuno Povia sulla ribalta mediatica dopo la lunga assenza.

Forse mi sbaglio ma un silenzio mediatico magari accompagnato da una azione diretta durante il festival stesso (dove il rischio di creare l’attesa per l’evento sarebbe stata bassa) avrebbe evitato a Povia una sovraesposizione mediatica e forse sarebbe stata piu’ utile alla “causa gay”. Le battaglie mediatiche fatte sullo stesso piano e con le stesse armi di chi fa della comunicazione pubblicitaria la propria professione credo non possano che essere fallimentari.

E poi Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay, in giacca e cravatta che tenta di apparire come “il gay serio con opinioni serie” che compare per 15 secondi su un tg nazionale non puo’ che soccombere miseramente nella memoria collettiva di fronte a un Diego Passoni qualunque che, con molta piu’ “””presunta ironia””” e padronanza del mezzo televisivo nazional popolare, distrugge Povia per il suo abbigliamento durante la trasmissione televisiva L’Italia allo Specchio riuscendo a ridicolizzare lateralmente Povia per 5 minuti buoni e catturando l’attenzione della casalinga annoiata.

Se si vuole giocare sullo stesso piano con i mass media, come ha scelto di fare una parte del movimento gay italiano, nella distruzione di un evento nazional popolare e di un finto scandalo creato ad arte bisogna conoscere le regole del gioco e giocare seriamente. Nazional popolari non ci si improvvisa e infatti le uscite “mediaticamente migliori” sul tema sono state quelle di una fascinosissima Vladimir – grande sorella – Luxuria che, alla Vita in Diretta, e’ riuscita tutto sommato ad apparire mediaticamente interessante e non eccessivamente noiosa.

Capisco perche’ una parte del movimento glbt italiano abbia scelto di giocare su quel piano le proprie carte (come d’altra parte hanno sempre tentato di fare con, a mio parere, pochissimi risultati) ma non posso che ritenere tutto questo sforzo estremamente controproducente. Gli unici risultati raggiunti sono stati il lancio del festival di San Remo e di Povia, con somma soddisfazione dei rispettivi uffici stampa che ci hanno azzeccato ancora una volta, senza riuscire a creare un movimento d’opinione sul caso che non fosse quello da salotto di Bruno Vespa (dove tra l’altro Mancuso non e’ riuscito neanche a farsi invitare in studio e dove se ne sono sentite di tutte).

######## IL CASO GINO PAOLI ########

Molto piu’ delicato il caso Paoli. Se da una parte l’operazione commerciale e’ riuscita perfettamente e l’uscita di un album nuovo di Gino Paoli che non interessava a nessuno se non a quei quattro che comprano ancora CD in Italia e a cui interessa Paoli e’ finita in prima pagina su moltissimi quotidiani e TG e quindi al grande pubblico (tanto da arrivare su questa mailing list), dall’altra Paoli e’ riuscito a farsi pubblicita’ molto bene andando in tv una sola volta, da Fabio Fazio a Che Tempo che Fa su Rai3, in un ambiente “protetto” e affrontando di petto il tutto.

Niente confronto reale, niente dibattito, solo ottima pubblicita’ in cui Paoli riesce addirittura a ribaltare le accuse sostenendo che


«Le emozioni sono filtrate dalla sensibilità individuale, chi ha una sensibilità sporca svilupperà una risposta emotiva sporca, chi si sente pulito, le vivrà come emozioni pulite». In ultima analisi, conclude Paoli, si tratta di capire che «chi ha buon senso ha sicuramente dato il significato giusto alla canzone, e di chi non ne ha, non me ne frega niente»

e appellandosi addirittura a “quella pietas cristiana di cui invece la società nella sua spasmodica ricerca del mostro ha perso traccia” in una intervista sul cattolicissimo Avvenire.

Una operazione commerciale piu’ “elegante” e sofisticata che pero’ ha avuto dei risvolti decisamente piu’ gravi a livello repressivo.

A parte gli immancabili ed inquietanti interventi del Moige, dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, del Telefono Arcobaleno e dell’Associazione Nazionale Sociologi l’aspetto piu’ preoccupante e’ un altro.

La Commissione bicamerale per l’Infanzia presieduta dalla nerissima Alessandra Mussolini ha convocato il cantautore nell’ambito di una indagine conoscitiva che la commissione sta svolgendo sulla pedopornografia. In ballo c’e’ il tentativo, ormai portato avanti da qualche anno, di stringere le maglie della censura soprattutto, ma non solo, su internet utilizzando come scusa la repressione di quella che viene genericamente definita “pedofilia culturale” ovvero tutto cio’ che non rientra direttamente nell’abuso del minore (che e’ gia’ giustamente punito per legge) ma che, in qualche modo, pare giustificarlo, promuoverlo o descriverlo attraverso testi, siti internet, film, fumetti, canzoni.

La valutazione dell’esistenza di tale reato non puo’ che essere estremamente soggettiva e dettata dalla “sensibilita’” del singolo giudice vista la mancanza di una “vittima” ed essendo il reato puramente “culturale”. Il famosissimo Lolita di Vladimir Nabokov da cui Stanley Kubrick trasse il relativo film sarebbe da considerarsi promozione o descrizione di atti pedopornografici e quindi passibile di censura e pena detentiva? Il libro Arancia Meccanica di Anthony Burgess in cui Alex (sedicenne) rapisce e stupra due bambine di 10 anni sarebbe stato messo al bando e non avremmo mai visto l’omonimo (ma decisamente autocensurato) film? Memorie di una Geisha di Golden in cui la verginita’ di una bambina viene messa all’asta sarebbe stato bruciato al rogo e i traduttori puniti con la reclusione? E che dire dei numerosissimi fumetti erotici e pornografici (e relativi film di animazione) in cui minorenni compiono atti sessuali?

La riflessione sul sottile confine tra la giustissima tutela dei minori e la censura di stato o l’autocensura (per paura) di scrittori, registi, cantanti o pittori non penso possa e debba passare attraverso una canzoncina di Gino Paoli e il successivo delirio mediatico.

Ma si sa, siamo in Italia dove la repressione e’ multiforme e sempre in agguato e dove pensare di fare ancora delle riflessioni serie su qualcosa che non siano le tette rifatte delle concorrenti del Grande Fratello o sulle vicende del calciatore di turno pare quasi una utopia.


Imma Battaglia, proooooooooooooot!

Posted: Ottobre 13th, 2008 | Author: | Filed under: Repressione, Spizzichi e bocconi | 1 Comment »

Imma Battaglia (Di’Gay Project)
esprime solidarieta’ alla terrorista di estrema destra Francesca Mambro


Trans brasiliana pestata a sangue nel cpt milanese di via Corelli

Posted: Agosto 1st, 2008 | Author: | Filed under: Repressione | Commenti disabilitati su Trans brasiliana pestata a sangue nel cpt milanese di via Corelli

La sera del 10 luglio Preziosa, una trans brasiliana detenuta nel cpt
milanese di via Corelli, è stata picchiata a sangue

Il 31 luglio è stata depositata in tribunale la denuncia contro chi l’ha
massacrata nel cpt. L’esposto è stato accolto “con urgenza” ed è gia stato
assegnato il P.M.

Diario Corelli – Luglio 2008 – Comitato antirazzista milanese

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Oggi come ieri: Canzone del Maggio

Posted: Luglio 15th, 2008 | Author: | Filed under: Backstage, Repressione, Spizzichi e bocconi | 2 Comments »

Questo sera sono un po’ malinconico e vagamente nostalgico. Sara’ la sentenza per i torturatori di Bolzaneto (qui un commento audio), sara’ la notte calda, saranno gli scazzi che di questi tempi attraversano il movimento GLBTQ, sta di fatto che voglio proporvi un piccolo retroscena d’altri tempi che non molti conoscono.

Probabilmente quasi tutti i lettori di questo blog conoscono Canzone del Maggio del mai troppo compianto e mai attuale come in questi giorni Fabrizio De Andre’ pubblicata per la prima volta nel bellissimo concept album Storia di un impiegato nel lontano 1973. Altrettanto probabilmente ben pochi di voi ne conoscono le origini e la travagliata storia.

Prendendo liberamente spunto da una canzone intitolata Chacun de vous est concerné che Dominique Grange (altre info in francese), cantante di lotta del maggio francese, compose ed incise nel 1968, De Andre’ decise, come era suo costume, di schierarsi con forza e senza ambiguita’ con un pezzo che nella sua versione originale non venne mai incisa a causa della feroce censura italiana di quegli anni.

Una versione durissima e di fortissima accusa che Fabrizio De Andre’, come faceva spesso quando la censura si abbatteva sui suoi testi, riproponeva dal vivo nei concerti e che ho recuperato per voi lettori insieme all’originale francese

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf
Scarica Dominique Grange – Chacun De Vous Est Concerné

Même si le mois de mai
Ne vous a guère touché
Même s’il n’y a pas eu
De manif dans votre rue
Même si votre voiture
N’a pas été incendiée
Même si vous vous en foutez
Chacun de vous est concerné

Même si vous avez feint
De croire qu’il ne se passait rien
Quand dans le pays entier
Les usines s’arrêtaient
Même si vous n’avez rien fait
Pour aider ceux qui luttaient
Même si vous vous en foutez
Chacun de vous est concerné

Même si vous avez fermé
Votre porte à notre nez
Une nuit que nous avions
Les CRS aux talons
Matraqués sur le palier
Même si vous vous en foutez
Chacun de vous est concerné

Même si dans votre ville
Tout est bien resté tranquille
Sans pavés sans barricades
Sans blessés et sans grenades
Même si vous avez gobé
Ce que disait la télé
Même si vous vous en foutez
Chacun de vous est concerné

Même si vous croyez maintenant
Que tout est bien comme avant
Parce que vous avez voté
L’ordre et la sécurité
Même si vous ne voulez pas
Que bientôt on remette ça
Même si vous vous en foutez
Chacun de vous est concerné