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Smontando il caso 4F

Posted: Novembre 10th, 2011 | Author: | Filed under: Repressione | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Smontando il caso 4F

Volevo scrivere qualcosa sulla storia di Patricia Heras e sul processo 4F ma Femminismo a Sud è già riuscita a scrivere molto di quello che avrei voluto esprimere. Ve lo riporto integralmente:

Sabato scorso al Feminist Blog Camp Slavina ha portato la storia di Patricia Heras, una amica che tante di noi non hanno avuto l’occasione di conoscere. Durante la performance King Kong Bloggers del sabato sera ha letto una lettera che Patri aveva scritto dal carcere di Wad Ras dove era stata ingiustamente reclusa dopo 4 anni di infruttuosa battaglia legale.

Patricia era una delle accusate del processo denominato 4F (l’unica donna), uno dei casi piú scandalosi di repressione e giustizia sommaria della “democratica” Spagna.

Patri l’ho vista solo in foto, bella coi ricciolini scuri e il profilo appuntito, e l’ho conosciuta attraverso le sue poesie e l’amore e il dolore delle sorelle che ci hanno raccontato la sua vicenda.

Patri ha deciso di suicidarsi l’aprile scorso, mentre scontava la sua pena in semilibertá. Rodrigo Lanza, un altro degli accusati, é in carcere da piú di 4 anni.

Il 12 novembre alle ore 18 a Barcellona nel Forat de la Vergonya si terrà una manifestazione per chiedere che almeno nell’ultimo grado di giudizio vengano ricusate le testimonianze dell’accusa, dato che tutte le condanne si sono basate sulle dichiarazioni di due poliziotti attualmente condannati per torture e abuso di potere.

Quello che segue è il comunicato che chiede che venga smontato il castello di false accuse che ha tolto la libertà a Patri, a Rodrigo e a tutti gli altri.

 

Quello del 4F è uno dei più gravi casi di corruzione accaduti nella città di Barcellona negli ultimi anni. Coinvolti polizia, giudici e governo.

Abbiamo perso parte del processo ma i fatti ci stanno dando ragione e proprio per questo motivo abbiamo bisogno della massima diffusione di questa drammatica storia di corruzione, torture, sequestro e morte.

Il 4 febbraio del 2006

Il 4 febbraio del 2006 qualcuno lanciò un vaso di fiori da una casa occupata (di proprietà dell’Ayuntamento – ossia il Comune) durante una festa, ferendo gravemente un agente di polizia.

L’Ayuntamento e la polizia, non potendo verificare chi avesse effettivamente lanciato il vaso (dato che nella casa c’erano più di 3000 persone) scelsero dei capri espiatori incolpando persone innocenti che non si trovavano dentro quella casa e altre che nemmeno si trovavano nei paraggi. Le conseguenze dirette di questa messinscena si possono sintetizzare così:

– Álex Cisternas e Juan Pintos hanno scontato due anni di custodia cautelare e altrettanti in prigione e semilibertá.
– Rodrigo Lanza ha trascorso due anni in prigione in custodia cautelare ed è a tutt’oggi recluso.
– Álex, Rodrigo e Juan furono torturati durante la detenzione da parte della polizia: la loro denuncia per torture non è mai stata accolta.
– Patricia Heras ha trascorso due mesi in prigione e 4 mesi in terzo grado fino a che, il 26 aprile del 2011, ha deciso di togliersi la vita.

Il primo appello (nel Tribunale Provinciale di Barcellona, febbraio 2008) si svolse con molteplici irregolarità, non furono accettate le prove della difesa e l’unica prova dell’accusa fu la testimonianza dei due poliziotti: Bakari Samyang e Víctor Viedma. Fu presentato un ricorso alla Corte Suprema (luglio 2009) che ratificò la sentenza e aumentò le condanne (“questo per le vostre lamentele”). Attualmente stiamo aspettando una risposta dal Tribunale Costituzionale di fronte al quale è stato presentato un altro appello.

Oggi per smontare questa strategia della polizia e dell’Ayuntamento di Barcellona di creare capri espiatori confidiamo in un nuovo strumento da poco reso pubblico:
gli agenti della Guardia Urbana che furono gli elementi chiave del caso, Samyang e Bayona, finiranno in prigione per aver torturato il figlio di un diplomatico (Sentenza della sezione 5ª della Audiencia Provincial di Barcellona, del 17 ottobre del 2011). La sentenza mette in evidenza come simularono un delitto e falsificarono documenti, fatti che mettono in discussione la credibilità delle loro dichiarazioni come testimoni del caso 4F.
Inoltre Amnesty International (vedi il dossier “Sal en la Herida”) e la difesa denunciarono le torture subite dagli accusati del 4F; parte dei giudici di Barcellona li accusarono di mentire. La giudice del Tribunale 18 di Barcellona, Carmen García Martinez, si rifiutò di indagare su queste torture: il suo lavoro si stava contaminando, non poteva aprire due processi alla volta.

Aiuta a diffondere la verità, affinché il prossimo processo del caso 4F (il ricorso al Costituzionale) possa essere finalmente basato sulla giustizia e non sulla menzogna.

Che la denucia per le torture subite da Rodrigo, Álex e Juan venga accolta e si riapra il caso dato che gli accusatori (Samyang e Bayona) sono quegli stessi torturatori oggi condannati.

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