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Le persone sex worker minorenni prendono la parola

Posted: Dicembre 9th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su Le persone sex worker minorenni prendono la parola

Kristen Hinman sul Village Voice racconta la ricerca condotta dall’antropologo Ric Curtis e da Meredith Dank  tramite interviste a più di 200 sex worker minorenni nella città di New York. I dati che emergono mettono in profonda crisi molte delle convinzioni sul tema e delle strategie adottate dalle istituzioni e dalle associazioni che se ne occupano.

Dalle interviste emergono alcuni dati particolarmente interessanti

• Circa metà dei minorenni – il 45% – sono ragazzi
• Solo il 10% è sotto la gestione di un un magnaccia o un “facilitatore”
• Circa il 45% è entrato/a nel “mercato” tramite un amico/a
• Più del 90% è nato/a negli USA (il 56% è nato/a nella stessa New York)
• In media hanno iniziato ad esercitare all’età di 15 anni
• La maggior parte dei clienti sono uomini – in preferenza bianchi e ricchi
• La maggior parte degli adescamenti avvengono per strada
• Circa il 70% dei minorenni afferma di essere andato/a a richiedere assistenza almeno una volta ad un centro di aiuto per giovani
• Praticamente tutti i giovani – il 95% – affermano di aver scambiato sesso con soldi perchè era il modo più sicuro per mantenersi.

In altre parole il minorenne tipico che è commercialmente sessualmente sfruttato nella città di New York non è una ragazza pre-adolescente, non è in condizioni di schiavitù sessuale e non prigioniero di un pappone.

Quasi tutti i ragazzi e le ragazze coinvolti nel mercato del sesso a New York lo stanno facendo in autonomia.
Fonte:  Village Voice – Lost Boys – pagina 1

Altrettanto interessanti le motivazioni che spingono i/le sex worker minorenni a fare questo lavoro

• “Non riesco a trovare un lavoro che paghi meglio di questo”
• “Mi piace la libertà che questo di vita mi offre”
• “Il mio amico sta facendo un sacco di soldi facendolo e mi ci ha introdotto”
• “Voglio soldi per comprarmi un nuovo cellulare”
Fonte: Village Voice – Lost Boys – pagina 7

L’articolo prosegue mettendo in discussione, alla luce dei dati raccolti dalle interviste, gli interventi del governo statunitense e l’approccio di molte delle organizzazioni di che si occupano di sex worker minorenni e che spesso si basano sulla lotta alla schiavitù sessuale e al commercio delle persone che dalla ricerca sembra essere solo una minima parte del fenomeno.

Dall’articolo è possibile capire la metodologia di raccolta dati adottata e scoprire molte altre informazioni in particolare sulle difficoltà che incontrano le persone sex worker minorenni, sui loro desideri e sulle violenze di cui sono vittime (spesso anche da parte delle forze di polizia).

L’articolo completo può essere letto direttamente sul sito di Village Voice o scaricato in formato PDF cliccando qui


Se non le puttane, allora, chi?

Posted: Dicembre 8th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , | Commenti disabilitati su Se non le puttane, allora, chi?

E dopo tre giorni di discussione, forse, e dico forse, si riesce a discutere di pensioni, di donne, di uomini, di persone come noi, che hanno bisogno di lavorare, di campare, che non sanno dove sbattere la testa, che saranno colpit* da questa riforma pensionistica così come da tutto il provvedimento economico. Operai che fanno lavori usuranti costretti a lavorare fino a settantanni e donne costrette a fare tre lavori, fuori e dentro casa, costrette anch’esse a restare in piedi fino alla stessa età. Cose che lasciano indifferenti chi, come la Fornero o chi per lei, ha il culo ben protetto e coccolato.

Sarà per questo che prevedendo la marea di articoli melensi sulle lacrime della Fornero noi ci siamo concentrat* sull’aspetto della comunicazione politica e abbiamo tirato fuori una provocazione radicale, perché, per dirla alla Lipperini, se c’è chi ti forza alla dicotomia allora che dicotomia sia, nella speranza che ci sia (e se non c’è si fa da noi) qualcun@ così intelligente da riassestare la discussione sul tema che doveva essere quello principale fin dall’inizio. A ciascun@ il suo mestiere. Noi facciamo il nostro.

Se tu mi dici “santa” io ti dico “puttana” (anche le puttane hanno diritto alla pensione… o no?) e se tu mi dici che “zoccola” equivale ad una perdita di dignità io ti dico “zoccola anch’io”. Se tu mi dici “sgualdrina” io ti dico “slut walk”. Non ti dico “lottiamo per la dignità delle donne” escludendo a priori che le donne che fanno un determinato mestiere, che si vestono in un certo modo, che usano il corpo come pare a loro, siano dignitosamente donne. Donne vere, per l’appunto. Il discorso contrario sposta la morale comune a destra, ambisce a occupare pensatoi fascisteggianti, in cui l’ambizione massima è quella del controllo sui corpi delle donne e sulla loro sessualità. Ma in generale l’argomento è così complesso che non si può articolare in un solo post e andrebbe tutto ragionato a più voci perché nessuna ha ragione e nessuna ha torto. Semplicemente la questione va sviscerata tenendo conto dei mille aspetti che la riguardano.

In ogni caso, l’uso della provocazione per contrapposizioni, non è così difficile da capire salvo per quelle che campano con i prosciutti sugli occhi, e scusate la metafora carnivora, o per quelle che fanno le bastian contrarie (contro le donne o solo contro di noi) di mestiere e quelle altre che tendono a indignarsi a comando. Dove il comando arriva spesso da leader maschi, da gruppi editoriali maschi e dal suo seguito al femminile che tenta di intruppare quante più donne possibile per rendere più credibile la proposta di partito.

E allora mentre altrove si continua a discutere di pensioni e donne vere, persone vere come noi, di una classe totalmente differente a quella della Fornero, perché di sostanziale differenza di classe si tratta, qui vorremmo continuare a ragionare del diritto alla rivendicazione politica e alla lotta a partire dall’agibilità dello spazio pubblico, ché se non c’è quell’agibilità non è che poi ci siano tutti ‘sti spazi per parlare di pensioni e di differenza di classe, ovvero: se lo spazio pubblico è occupato, anzi scippato, da chi detta l’agenda e il dizionario politico, noi che non siamo nessuno abbiamo poco da rivendicare. Teoricamente potremmo solo intrupparci, obbedire, portare in piazza i nostri fiocchetti rosa o al massimo gli ombrelli rossi stando ben attente a non disturbare troppo le azioni delle grandi.

Parliamo dunque di altre donne vere che pur avendo diritto a lottare senza essere fagocitate o strumentalizzate da nessuno si ritrovano a dover fare una battaglia affinché sia loro riconosciuta la dignità che è dovuta.

Siamo sul terreno delle lotte: abbiamo già posto la questione e in parte qualcun@, che ringraziamo, ci ha risposto. Ma non chi ha scritto la call di apertura. Parlo di Snoq, ovviamente.

La singola militante sa perché scende in piazza ma le dirigenti, dirigibili, non meglio identificate se non in un gruppo di donne vicine al Pd o alla Cgil, lo sanno? O meglio: l’hanno detto alle altre?

I temi e gli argomenti politici non li condividiamo granché, nell’impostazione e nel metodo, lo abbiamo detto varie volte, ma più in generale vorremmo capire cosa succede in quei contesti giacché leggiamo di sommovimenti vari che in qualche modo vanno raccontati. Spero che altr* lo facciano più e meglio di noi ma nel frattempo io anticipo e mi faccio e vi faccio delle domande.

Non so se lo sapete ma da qualche tempo c’è una diatriba in corso e riguarda l’Udi. Una organizzazione che come sappiamo bene negli ultimi anni si è distinta per battaglie contro la violenza sulle donne, per l’uso di immagini non offensive per le donne, e ha radunato attorno a se’ energie, anche nuove, che via via arricchivano e mutavano la stessa identità dell’Udi.

Un tempo era una appendice del Pci, poi non lo fu più o meglio negli ultimi anni si è disancorata da contesti partitici per portare avanti battaglie in favore delle donne senza dover dar conto a nessuno del proprio operato. Perché avere la libertà di criticare tutto e tutt*, quando si parla di donne, è una cosa auspicabile. Un po’ come per noi, non guardiamo in faccia nessuno. Esistono le donne innanzitutto. Punto e basta.

Negli ultimi tempi leggo che le fasi congressuali e le elezioni degli organi direttivi dell’associazione, in modi burocraticamente più che leciti, hanno praticamente fatto fuori tutto il gruppo che stava portando avanti quella modalità. Persone più vicine a Pd e/o Cgil si riprendono l’Udi e dalle ultime notizie pare che vogliano portare le loro truppe dentro Snoq e alle manifestazioni Snoq-iane.

Sui numeri dei congressi, delle riunioni, delle assemblee e sulle posizioni delle donne, tante, ovvero tutte quelle che hanno animato l’Udi fino a qualche mese fa, che stanno riconsegnando la tessera per protesta contro questa modalità partitica di gestione dell’associazione, potete leggere su un blog, nato da poco, che si chiama “Udi che Siamo“.

A fronte di questi sommovimenti e di queste cose che restano in ombra ma che sembrano legate all’uso del femminile, delle donne, in piazza a legittimazione di partiti, governi, linee politiche varie, di nuovo chiedo: l’11 dicembre in piazza cosa andate a fare?

Quali sono i temi sui quali siete chiamate a manifestare? Il 13 febbraio era la dignità rosa e berlusconi l’orco, e oggi? A sostegno del governo Monti? Per fare da spalla alla finta opposizione della Cgil alla riforma pensionistica? Per ribadire che meglio ministri sanguisughe che zoccole al governo?

Davvero vorremmo capire e vorremmo capire più di tutto: le donne che scendono in piazza conoscono le dirigenti Snoq? Sanno chi determina la linea politica da seguire? hanno voce in capitolo sulle decisioni comuni? Hanno diritto di partecipare?

Questa è politica. Parliamone. Grazie.

Via: Femminismo a Sud


Boicotta il tour di Beenie Man – Raggae omofobo e sessista

Posted: Dicembre 8th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Documenti, Musica | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Boicotta il tour di Beenie Man – Raggae omofobo e sessista

Nei prossimi giorni inizierà il tour italiano di Beenie Man. Per chi non lo conoscesse, ecco alcuni estratti delle sue canzoni:

Bad Man Chi chi man
[I froci sono cattivi]

If yuh nuh chi chi (queer) man wave yuh right hand and (NO!!!)
[Se non sei frocio alza la mano e urla NO!]

If yuh nuh lesbian wave yuh right hand and (NO!!!)
[Se non sei lesbica alza la mano e urla NO!]

Some boy will go a jail fi kill man tun bad man chi chi man!!!
[Alcuni ragazzi andranno in galera per averne uccisi altri e lì cominceranno a fare sesso gay]

I’m dreaming of a new Jamaica, come to execute all the gays
[Sogno una nuova Giamaica, venite a giustiziare tutti i gay]

Ancora una volta è necessario ribadire il nostro no allo svolgimento di concerti con chiari contenuti omofobi e sessisti.
Chiediamo l’annullamento immediato di tutto il tour che comprende le città di Milano (7 dicembre), Pescara (8 dicembre), Campi Salentina (Lecce, 10 dicembre) e Roma (11 dicembre).

Nessuno spazio ai sessisti, omofobi, lesbofobici!

qualche informazione su Beenie Man

Dopo l’annullamento di diversi concerti in Europa e negli Stati Uniti, in seguito alle proteste delle associazioni LGBTQ, alcuni cantanti reggae che erano stati boicottati per i loro testi omofobi hanno sottoscritto delle dichiarazioni (la più nota è il Reggae Compassionate Act) in cui affermano che non eseguiranno più dal vivo, e non incideranno più, canzoni che discriminano gay e lesbiche.

Queste firme in realtà si sono rivelate solo un espediente che i promoter adottano per prevenire le proteste e le perdite economiche derivanti dal boicottaggio e dal conseguente annullamento dei concerti. Infatti alcuni dei cantanti, dopo essersi assicurati gli incassi dei tour internazionali, tornano in Giamaica e ricominciano a cantare (di fronte a un pubblico compiacente) le vecchie canzoni da cui avevano preso le distanze, oppure negano addirittura di aver firmato la dichiarazione.

È questo il caso di Beenie Man, che l’ha già fatto per ben due volte.

La prima volta il 2 agosto del 2004, quando la sua etichetta discografica, la Virgin, diffonde una dichiarazione in cui Beenie Man si scusa per la violenza dei suoi testi (fonte 1, 2). Il giorno dopo, Clyde McKenzie (responsabile delle pubbliche relazioni del management di Beenie Man), intervistato da una radio giamaicana, nega che il cantante abbia mai firmato una dichiarazione in cui si scusa per aver inneggiato alla morte di gay e lesbiche, precisando che si tratta semplicemente di una generica condanna della violenza (fonte).

Non appena risale sul palco in Giamaica, il 22 agosto 2004, Beenie Man si affretta a smentire qualsiasi atto di scusa e, per dimostrarlo, canta un medley delle sue canzoni omofobe (fonte 1, 2). Inoltre, nel novembre del 2004, incide il brano Badman Nah Apologize, in cui ribadisce di non aver mai firmato nessun atto di scusa e ci conferma — se mai ne avessimo bisogno — di essere «un vero uomo etero che non sostiene lo stile di vita dei froci» (testo orginale).

Il 23 marzo 2007 Beenie Man firma il Reggae Compassionate Act, per assicurarsi la partecipazione al Rototom Sunsplash e a una serie di altri concerti in Europa (la dichiarazione firmata; il comunicato del Rototom). Il successivo 16 giugno — ci risiamo — Beenie Man dichiara alla stampa giamaicana: «Io non l’ho mai firmato [il RCA], forse l’hanno firmato i promoter, perché ogni promoter deve farlo, se vuole che il concerto si tenga [in Europa]». E ancora: «Perché dovrei aver firmato se ho ancora intenzione di eseguire queste canzoni? […] Nessun compromesso. […] Io amo la donna e non amo gli uomini. […] Io non posso svendere la dancehall. […] Gli omosessuali non hanno potere sui visti, non hanno potere di polizia, non hanno il potere di fermare la dancehall e non hanno il potere di farmi firmare qualcosa che è contrario alle mie idee» (fonte 1, 2).

Via: Non Solo Reggae


Un report dalla Sex Work Open University 2011

Posted: Dicembre 8th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Un report dalla Sex Work Open University 2011

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Vi segnalo un interessante report dalla Sex Work Open University di Audacia Ray pubblicato su Tits and Sass.

I’ve been a sex worker rights activist for going on a decade now, and I’ve lived in New York all that time. My focus in the early years was very local, meaning that I was concerned with what was happening in my own life and the lives of the people I worked with and cared about. I wanted us to stay safe, get rich, and not deal with douchebag clients – you know, all the dreams a girl could have. When I got involved with $pread magazine and became an editor in 2005, I started to pay more attention to what was happening outside of my little bubble. Being responsible for the news section of the magazine meant that I started to learn more about what was happening in sex worker communities not just across the country, but also across the world.

Over the last few years, I’ve been lucky enough to be able to work more closely with sex worker rights activists globally, and I gotta say that it’s kind of blown my mind. In the fall of 2009 I spent a week in rural India, a few hours south of Mumbai, with SANGRAM and the sex workers at VAMP. We collaborated on a video about sex worker organizing in India, and it gave me immense respect for the work these activists have been doing. In India, there are sex worker unions, and hundreds of sex workers show up at events and rallies. They are loud, and they are a unified community struggling hard for their rights and getting some traction. During one conversation I had with an older woman about the differences in our activism, she said, “In America, you have everything. You have cameras. You use the internet. But you aren’t fighting the government together the way we are. You need to come together and collectivize. It’s the only way.” It really resonated with me. In a place where sex workers have to walk to one well that serves the neighborhood to get water for their huts, their community is infinitely stronger than ours, probably because there’s less obsession with individuality.

Since that fall, I’ve been seeking out other opportunities to learn more about the global situation of sex workers. This past month, I got the opportunity to go to London for Sex Worker Open University, a nearly weeklong event organized by a collective and held in the Arcola Theatre complex in Hackney. There were many sessions every day, an interesting blend of skill shares by and for sex workers, and presentations about policy and activism work. The event ran from Wednesday, October 12 through Sunday, October 16– you can see the full program here and feel envious – and on the Friday, we had an evening of conversation among activists from all over the world. Read the rest of this entry »


Una ribellione necessaria – presentazione a Torino

Posted: Dicembre 7th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Documenti, Libri e racconti | Tags: , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Una ribellione necessaria – presentazione a Torino

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Per chi non avesse avuto modo di assistere alla presentazione degli atti del convegno svoltosi due anni fa Una Ribellione Necessaria segnalo che potrà rimediare sabato 10 dicembre a Torino presso il circolo GLBT Maurice a partire dalle ore 17.30.

sabato 10 dicembre 2011
circolo glbtq Maurice – via Stampatori, 10 Torino – ore 17.30

PRESENTAZIONE DEGLI ATTI DEL CONVEGNO
UNA RIBELLIONE NECESSARIA
… … Lesbiche, gay e trans: 40, 30, 20 anni di movimento

Saranno presenti la curatrice Elena Biagini e Graziella Bertozzo

a seguire aperitivo di autofinaziamento

Nel 2009 ricorreva il ventennale della nascita del circolo che oggi si chiama Azione gay e lesbica. Sono stati vent’anni di presenza a Firenze e nella provincia circostante, di costruzione di visibilità, cultura e politiche altre. Azione gay e lesbica ha voluto sottolineare questa tappa importante del suo percorso con un convegno che desse valore e spazio alla memoria, sia sul piano documentaristico e testimoniale, sia su quello dell’iniziativa culturale e politica nell’attualità.
Il convegno ha messo a fianco tre grandi inizi che, nelle differenti scale di importanza, si intrecciano e si alimentano a vicenda: il quarantennale della rivolta di Stonewall, quando lesbiche gay e trans scesero in strada per la prima volta per protestare contro le vessazioni della polizia, il trentennale della nascita del primo gruppo dove le lesbiche di Firenze e dintorni si incontrarono, si confrontarono e gettarono le basi per un’identità politica collettiva e il ventennale della nascita di Azione gay e lesbica.
Queste tre ricorrenze e i percorsi che da lì si sono aperti, mescolati, contaminati sono raccontati in questo volume da studiose e studiosi insieme alle protagoniste e ai protagonisti di ieri e di oggi e compongono una parte di quella grande trama che è la storia del movimento lgbtiq nelle sue molteplici articolazioni.

Il volume è dedicato ad Alessia Ballini, amica, compagna, “pioniera” con molte e molti di noi
ci ha detto che la vita va corsa fino in fondo
ci ha lasciato l’autodeterminazione della sua vita
e il grande vuoto della sua mancanza


Repressione contro la prostituzione in Francia

Posted: Dicembre 6th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Repressione contro la prostituzione in Francia

In Francia la repressione contro i/le sex worker è in aumento. Oggi  è in corso di discussione all’Assemblée Nationale una risoluzione che tende a riaffermare le posizioni abolizioniste francesi in materia di prostituzione. Alcuni giorni fa lo STRASS – Syndicat du TRAvail Sexuel ha diffuso un comunicato stampa dal titolo C’est nous qui travaillons alors c’est nous qui décidons! (Siamo noi che lavoriamo quindi siamo noi che dobbiamo decidere!):

A una settimana dal voto di questa risoluzione, noi, lavoratori/trici del sesso, femministe e persone coinvolte nella lotta contro l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili vogliamo ricordare, come facciamo senza sosta da molti mesi, che la criminalizzazione dei clienti è un ostacolo ulterioriore sia all’accesso alle strutture di cura, di prevenzione e di monitoraggio, sia all’azione delle associazioni per la salute pubblica e di lotta contro l’HIV e le malattie sessualmente trasmissibili e sarà ulteriormente dannoso anche per le prostitute/i prostituti come è stato l’introduzione del reato di sollecitazione nel 2003.


Il caso Adama – Esercizi di memoria

Posted: Dicembre 5th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su Il caso Adama – Esercizi di memoria

La sera del 30 novembre Adama è uscita dal lager bolognese. Ne siamo felici e le auguriamo di liberarsi al più presto anche dai percorsi di “protezione sociale” che, come abbiamo già avuto modo di verificare, troppo spesso infantilizzano disciplinando la gestione della vita (orari, comportamenti, ecc.) e del denaro.

Rimane aperta, in ogni caso, la questione Cie. La violenza nei confronti delle donne e degli uomini rinchiusi in quei lager non può essere, per noi, occultata dall’ipocrisia istituzionale di una sinistra che usa la terribile storia di una donna per rifarsi una verginità politica dopo aver creato, oltre un decennio fa, quei lager per migranti.

Non intendiamo farci abbindolare da dichiarazioni quali quelle pubblicate su un noto quotidiano all’indomani della “liberazione” di Adama:

Bologna non è rimasta indifferente. “Una vergogna” l’aveva definita il sindaco, e tutta la sinistra si è mobilitata. Dopo la denuncia di Migranda è intervenuto il ministro degli interni Anna Maria Cancellieri promettendo una “verifica scrupolosa” e un approfondimento in tempi rapidi.

Per questo, e perché la memoria storica non sia un passatempo ma una pratica, riteniamo importante pubblicare la riflessione di alcune compagne romane sulla genealogia dei Cie. Read the rest of this entry »


World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi (volume 2)

Posted: Dicembre 5th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , | Commenti disabilitati su World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi (volume 2)

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Il CIRSDe (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne) dell’Università di Torino ha recentemente pubblicato l’ebook (scaricabile gratuitamente)

World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi — Vol. 2 (a cura di Franca Balsamo)

Questo è il secondo di una serie di 4 volumi che raccolgono una selezione degli atti del convegno internazionale «World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi», organizzato dal CIRSDe nel febbraio 2011 c/o l’Università di Torino. I/le ricercatori/trici si sono confrontati in una prospettiva gender oriented sulla globalizzazione, l’incontro di culture, il transculturalismo, il superamento dei confini nazionali, la migrazione, i linguaggi, lo sviluppo economico.

Questo secondo volume affronta più nel dettaglio la tematica della violenza e dell’agency delle donne.

Indice: Prefazione di F. Balsamo; Saggio introduttivo di R. Lentin; Prima parte. Tra violenza di genere e agency (testi di G. Carnino, G. Selmi, A. Brivio); Seconda parte. Violenza di genere e migrazioni: verso un vocabolario transculturale (testi di F. Bimbi, G. D’Odorico e F.A. Vianello, A. Toffanin, P. Sacchi, B. Pinelli, L. Palumbo, P. Schinco et al.); Terza parte. Violenza di genere e guerre… nel tempo e nello spazio globale (testi di E. Schiavon, S. Sen, I. Buscaglia, S. G. Benso, D. Lavoie, H. Safran); Quarta parte. Prospettiva di genere sulla pace: verso un’etica della responsabilità e della cura (testi di M. Montevecchi, E. Donini).

Clicca qui per scaricare World Wide Women: Globalizzazione, Generi, Linguaggi (Volume 2)

 


Daayiee Abdullah – un’intervista all’imam gay

Posted: Dicembre 3rd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Daayiee Abdullah – un’intervista all’imam gay

Oggi voglio proporvi una lunga intervista a Daayiee Abdullah, uno dei pochissimi imam dichiaratamente gay.

L’intervista è stata realizzata da Pier Cesare Notaro e pubblicata in due puntate su Il Grande Colibrì all’interno del progetto MOI Musulmani Omosessuali in Italia.

Al di là delle mie personali convinzioni sulle religioni in generale ho trovato nelle parole di Daayiee Abdullah alcuni spunti di riflessione decisamente interessanti e alcuni utili strumenti per contrastare molte delle osservazioni  diffuse da chi, più o meno consapevolmente, pratica e diffonde il pinkwashing e l’omonazionalismo in chiave anti-islam.

Davanti alla condanna dell’omosessualità che viene ripetuta ferocemente da tanti studiosi coranici, le parole e gli studi dell’imam Daayiee Abdullah rappresentano una fonte di conforto e di speranza per milioni di musulmani LGBTQ*. Daayiee, infatti, è un imam che sostiene che l’omosessualità non è un peccato per l’Islam. Di più: Daayiee è un imam dichiaratamente gay, l’imam gay più famoso del mondo, anche se lui si schermisce: “Sono certo di avere una certa notorietà nel mondo, ma da qui a dire che sono il più famoso… Se fosse vero ne sarei davvero sorpreso! Ma lascerò che giudichi chi mi guarda, perché non si creda che sono io a credermi famoso“.

Intervistare Daayiee è davvero difficile. Non perché sia schivo – anzi, è una persona molto affabile, alla mano e disponibile al confronto. Non perché abbia paura delle minacce, pur pesanti, che subisce da anni. Il problema è che l’imam corre da un punto all’altro del pianeta per assistere le diverse comunità LGBTQ* islamiche del mondo e per lui riuscire a ritagliarsi mezz’ora di tempo è davvero un’impresa. E’ per questo che siamo particolarmente orgogliosi che Daayiee, felice del fatto che finalmente anche in Italia si sia aperta una riflessione seria su Islam e omosessualità, abbia accettato un lungo (altro che mezz’ora!) ed approfondito confronto con noi.

Oggi Daayiee ci racconterà la sua vita, i suoi studi, la sua esperienza di imam e quali sono le maggiori difficoltà delle persone LGBTQ* musulmane che ha incontrato. Ma l’intervista ha anche un seguito in cui affronteremo con questa guida spirituale alcuni aspetti più propriamente teologici.

Continua a leggere:
Daayiee Abdullah, l’imam gay: la vita
Daayiee Abdullah – l’imam gay: le idee

 


Nessuno spazio al Movimento per la vita! – report assemblea

Posted: Dicembre 2nd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su Nessuno spazio al Movimento per la vita! – report assemblea

Il 28 Novembre a Palazzo Nuovo si è svolta un’assemblea informativa a proposito dell’intervento dei movimenti per la vita all’interno dei consultori pubblici, che ha visto il contributo del nostro Laboratorio (Sguardi Sui Generis), quello de Le Ribellule di Roma e quello delle Mujeres Libres di Bologna.

Proprio il fatto che fossero presenti tre collettivi che si occupano di questa tematica, ciascuno nei propri territori, è un elemento sul quale riflettere. Il primo dato emerso è infatti la trasversalità degli attacchi all’autodeterminazione delle donne ed alla legge 194: sia in Emilia Romagna che in Lazio che in Piemonte le varie giunte regionali stanno elaborando protocolli pressoché identici fra loro e che vanno tutti esattamente in questa direzione; anche in Lombardia si stanno promuovendo delibere simili.

Numerosi interventi fatti da donne presenti all’assemblea hanno chiarito infatti come anche nella regione lombarda la situazione dei consultori pubblici e l’aumento esponenziale dei medici obiettori sia un primo grande ostacolo che si pone di fronte alla donna nel momento in cui volesse scegliere di interrompere una gravidanza.

Il tema del turn over dei medici e dell’obiezione di coscienza è stato quindi un altro elemento di discussione: oltre ad avere ricadute sulla possibilità stessa di interrompere la gravidanza, è un elemento allarmante pensando soprattutto in prospettiva futura.

Il fatto che siano principalmente medici giovani ad essere obiettori porta a riflettere sulle condizioni in cui, chi decide di occuparsi di interruzione di gravidanza, si trova a lavorare. Sotto le crescenti pressioni prodotte dal rafforzamento dell’ideologia antiabortista, questi medici si ritrovano infatti schiacciati da un sovraccarico di lavoro che li porta a svolgere quasi esclusivamente l’aborto, senza poter esprimere la propria professionalità a 360° e subendo continuamente le tensioni di un lavoro stigmatizzato.

Simili condizioni rispecchiano sempre meno la possibilità di scelte reali su come dedicarsi alla professione ginecologica quanto piuttosto lo smantellamento di un generale concetto di autodeterminazione dei soggetti.
Tutto questo a partire dall’attacco diretto alla libertà di scelta delle donne.


Le Ribellule (Roma): la proposta di legge Tarzia


Mujeres Libres (Bologna): la proposta di legge Bignami


Mujeres Libres (Bologna): alcuni casi dell’Emilia Romagna


Turnover dei medici e obiezione di coscienza

Via: Sguardi sui Generis