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Nessuno spazio al Movimento per la vita! – report assemblea

Posted: Dicembre 2nd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , , , , | Commenti disabilitati su Nessuno spazio al Movimento per la vita! – report assemblea

Il 28 Novembre a Palazzo Nuovo si è svolta un’assemblea informativa a proposito dell’intervento dei movimenti per la vita all’interno dei consultori pubblici, che ha visto il contributo del nostro Laboratorio (Sguardi Sui Generis), quello de Le Ribellule di Roma e quello delle Mujeres Libres di Bologna.

Proprio il fatto che fossero presenti tre collettivi che si occupano di questa tematica, ciascuno nei propri territori, è un elemento sul quale riflettere. Il primo dato emerso è infatti la trasversalità degli attacchi all’autodeterminazione delle donne ed alla legge 194: sia in Emilia Romagna che in Lazio che in Piemonte le varie giunte regionali stanno elaborando protocolli pressoché identici fra loro e che vanno tutti esattamente in questa direzione; anche in Lombardia si stanno promuovendo delibere simili.

Numerosi interventi fatti da donne presenti all’assemblea hanno chiarito infatti come anche nella regione lombarda la situazione dei consultori pubblici e l’aumento esponenziale dei medici obiettori sia un primo grande ostacolo che si pone di fronte alla donna nel momento in cui volesse scegliere di interrompere una gravidanza.

Il tema del turn over dei medici e dell’obiezione di coscienza è stato quindi un altro elemento di discussione: oltre ad avere ricadute sulla possibilità stessa di interrompere la gravidanza, è un elemento allarmante pensando soprattutto in prospettiva futura.

Il fatto che siano principalmente medici giovani ad essere obiettori porta a riflettere sulle condizioni in cui, chi decide di occuparsi di interruzione di gravidanza, si trova a lavorare. Sotto le crescenti pressioni prodotte dal rafforzamento dell’ideologia antiabortista, questi medici si ritrovano infatti schiacciati da un sovraccarico di lavoro che li porta a svolgere quasi esclusivamente l’aborto, senza poter esprimere la propria professionalità a 360° e subendo continuamente le tensioni di un lavoro stigmatizzato.

Simili condizioni rispecchiano sempre meno la possibilità di scelte reali su come dedicarsi alla professione ginecologica quanto piuttosto lo smantellamento di un generale concetto di autodeterminazione dei soggetti.
Tutto questo a partire dall’attacco diretto alla libertà di scelta delle donne.


Le Ribellule (Roma): la proposta di legge Tarzia


Mujeres Libres (Bologna): la proposta di legge Bignami


Mujeres Libres (Bologna): alcuni casi dell’Emilia Romagna


Turnover dei medici e obiezione di coscienza

Via: Sguardi sui Generis


Torino, 28 novembre: Incontro/dibattito a Torino sulle lotte territoriali contro gli attacchi all’autodeterminazione delle donne!

Posted: Novembre 25th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti | Tags: , | Commenti disabilitati su Torino, 28 novembre: Incontro/dibattito a Torino sulle lotte territoriali contro gli attacchi all’autodeterminazione delle donne!

Le ragazze del Laboratorio Sguardi Sui Generis di Torino ci segnalano un importante appuntamento che si terrà nella città di Torino il 28 novembre.

Il Feminist Blog Camp ha permesso loro di incontrare altre realtà che ciascun@ nei propri territori si spendono nella lotta contro gli attacchi all’autodeterminazione delle donne. Attacchi “territoriali” ma facenti parte di un unico e ben più ampio disegno.

Il 28 novembre alle ore 17.30 presso l’Università degli studi di Torino, Palazzo Nuovo, via Sant’Ottavio, si terrà un’incontro che vedrà la partecipazione del Laboratorio Sguardi sui Generis di Torino, insieme alle Mujeres Libres di Bologna, Le Ribellule di Roma e, forse, la Consultoria Autogestita di Milano.

Parleranno di ciò che avviene, degli attacchi regionali che le donne subiscono in ogni singola proposta di legge o in ogni provvedimento già approvato e cercheranno di fare un ragionamento che sia orientato verso una lotta comune.

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Mostra sulle violenze sulle donne e le violenze di genere a Torino

Posted: Novembre 22nd, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Mostra sulle violenze sulle donne e le violenze di genere a Torino

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Segnalo questa iniziativa a cura di Sguardi sui Generis

Dal 23 al 25 novembre nell’atrio di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, si terrà una mostra che avrà come filo conduttore le violenze sulle donne e le violenze di genere.

Parliamo al plurale perché sono tanti i tipi di violenza perpetuati: violenza sessuale, fisica, economica, verbale, psicologica fino ad arrivare al femminicidio.

La mostra é completamente autorganizzata da Sguardi sui Generis insieme ad altre donne, studentesse, lavoratrici e dal collettivo Arkida, ognuna porterà frasi, foto, poesie, disegni, opere per parlare attraverso il “linguaggio dell’arte” di questo brutale fenomeno frutto della cultura patriarcale insita nel sistema.

Lavori di artiste/i internazionali, foto scattate da noi, frasi e poesie più o meno celebri, tutte siamo invitate non solo a partecipare ma a dare il nostro contributo, per metter in luce un fenomeno che non accenna a diminuire e che spesso si presenta con sotterfugi difficili da smascherare.

Le donne, i corpi, le persone che subiscono violenze non solo solo numeri per le statistiche… noi vogliamo farli parlare, comunicare e raccontarsi.

NI UNA MAS!

L’idea di questa mostra nasce dal confronto fra collettivi universitari e singole soggettività che, in vista della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, hanno sentito l’esigenza di costruire uno spazio per ripensare e reimmaginare la violenza di genere. Una questione, quest’ultima, tutt’altro che liquidata da una presunta parificazione dei sessi e che, con il suo incremento di anno in anno, continua ad indicarci le radici culturali e materiali di uno svantaggio sociale di fatto. Non è infatti alle categorie di violenza criminale o di patologia individuale che può essere ricondotto il fenomeno – come vorrebbe invece la diffusa parzialità di letture – bensì a quei rapporti di potere fra i generi che costituiscono un sostrato culturale trasversale alla società, tanto nella sfera della vita privata quanto nelle istituzioni, i linguaggi, i saperi.

È in particolar modo alla famiglia e alla sua costruzione subordinante dei ruoli di genere che sembra sia necessario guardare quando di violenza sulle donne si parla. Quest’ultima, infatti, avviene, nell’80% dei casi, per mano di parenti, mariti, fidanzati, padri, smentendo ogni rappresentazione etnicizzata del fenomeno, che lo vorrebbe frutto della “barbarie culturale” di migranti e stranieri. Sempre nella costruzione normativa ed eterosessuata dei ruoli di genere fondata sulla famiglia va rintracciata la radice culturale di tanta violenza omofoba che va a colpire la libertà di scelta e determinazione di sé in tema di sessualità e legami affettivi.

Le stesse risposte istituzionali fondate esclusivamente sulle politiche di tutela familiare si rivelano inefficaci quando non dannose, nella misura in cui legittimano il ruolo della famiglia come spazio di protezione e subordinazione del genere femminile. Insieme alle letture in chiave razzista, che fondano le politiche securitarie e anti-immigrazione sulla difesa del corpo femminile, esse contribuiscono a riprodurre nel tempo il legame culturale fra protezione delle donne e aggressione, rappresentando un altro genere di violenza, simbolica e culturale.

Una violenza, quella simbolica attuata sul corpo delle donne, che sembrerebbe d’altronde costituire il pane quotidiano della comunicazione di massa e del linguaggio pubblicitario, dove alla mercificazione del corpo femminile, ridotto a puro veicolo di appetibilità sessuale e consumistica per i prodotti in vendita, si affianca la tendenza ad eccitare un immaginario maschile violento, attraverso l’esposizione di pezzi di corpo, di volti esangui, di pose sottomesse.

In un quadro simile, la questione della violenza subordinante sulle donne si rivela non tanto e non solo l’episodico frutto di relazioni diseguali nella sfera del privato, quanto un esplicito fattore di valorizzazione economica ed un implicito vettore di consenso politico per istanze razziste, omofobe, discriminanti. Di qui la necessità di riappropriarci in prima persona della rappresentazione della violenza di genere, per farla emergere nella sua autentica dimensione politica al di fuori e al di là di ogni costruzione ideologica, strumentale o ammiccante. Per aprire degli spazi di immaginario ‘altro’, di autonarrazione, che non si limitino alla celebrazione simbolica della ricorrenza, ma la oltrepassino per trovare ogni giorno le ragioni politiche di un’opposizione culturale e di una lotta.