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Christa Eckes – una irregolare come noi

Posted: Dicembre 28th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su Christa Eckes – una irregolare come noi

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Ascolta “Christa Eckes”, la puntata di La virgola di Elisabetta cliccando qui

“La nostra linea è chiara. Ci hanno chiamate in tutti i modi: pazze, terroriste, comuniste. E ci odiano soprattutto perchè non siamo come le altre: siamo irregolari e chiediamo alla gente di disobbedire perchè senza giustizia non può esserci democrazia.”
(Le irregolari- Il racconto di Hebe-)

Christa Eckes è una militante della RAF che ha scontato svariati anni di carcere per la sua attività politica e che ora è in libertà, ma seriamente malata di leucemia linfatica e, da settembre, ricoverata in una clinica e sottoposta a radioterapia e chemioterapia, con diagnosi molto incerta.
Il primo dicembre 2011, la Corte d’Appello di Stoccarda ha deciso la sua incarcerazione per sei mesi perchè si rifiuta di testimoniare nel processo per l’uccisione, nel 1977, del procuratore generale federale Siegfried Buback, processo, peraltro, ripetutamente arrivato a sentenza e riaperto.
Oltre tutto, nel periodo in cui sono accaduti i fatti relativi al processo, Christa era già in carcere e da diverso tempo.

Da dove vogliamo cominciare?

Il codice penale tedesco prevede la carcerazione di sei mesi, Beugehaft, per chi si rifiuta di testimoniare.
Questa figura giuridica è stata introdotta nel codice durante il nazismo, come, del resto, il reato d’autore o per il modo di essere, Taterschuld, norme mai abolite nella nuova configurazione dello Stato così detto “democratico”.
E’ chiaro che questo tipo di carcerazione è indirizzata a forzare la collaborazione del soggetto, ad incentivare la delazione, a spezzare la solidarietà, è un monito per tutti ed è una forma di tortura.
L’obiettivo è quello di costringere i detenuti/e e i /le militanti politici/che a rinunciare ad una loro biografia e ad ogni legame e ad ogni forma collettiva.
D’altra parte , il personale giudiziario ha continuato, indifferentemente, professioni e carriere durante e dopo il nazismo.
Lo stesso Buback era iscritto al partito nazista con il numero di tessera 8179469. E, non a caso, era arrivato ai vertici della magistratura tedesca.
Infatti, molti aspetti della vicenda di Christa, per limitarci esclusivamente a questa, ricordano modalità usate durante il nazismo.
Dopo l’arresto, negli anni ’70, Christa fu esibita come un trofeo di caccia e le furono tirati violentemente i capelli perchè rifiutava di farsi fotografare. Anche nei processi nazisti venivano tolte agli “imputati” le cinture dei pantaloni in modo che fossero impacciati e, quindi, secondo loro, ridicoli.
I militanti detenuti vengono presentati come persone che non hanno fatto una scelta politica, ma quasi come sub umani e non come avversari del governo e del sistema, ma della società tutta. E l’accusa di comunista è sinonimo di disumanità.
Naturalmente, per le donne, viene sdoganato tutto l’armamentario della violenza di genere : si passa dalla definizione di ninfomane a quella di sgradevole d’aspetto e, per questo, rifiutata dai maschi, da quella di frustrata a quella di sconfitta sentimentalmente e, dulcis in fundo, a quella che ha fatto certe scelte solo perchè perdutamente innamorata di un compagno.
Anche le torture a cui tutti i militanti della RAF sono stati sottoposti, hanno avuto, per le donne, connotati di genere.
E sono state eseguite condanne a morte extra-legem nelle celle.
Per tutti, la causa del loro impegno politico andava ricondotta a problemi patologici, da trovare in ormoni mancanti o in eccesso o in anomale circonvoluzioni del cervello. Non a caso, il cervello di Ulrike Meinhof era in bella mostra sulla scrivania del medico (chiamiamolo così) che aveva eseguito l’autopsia.
Ma l’essenza del problema non sono le presenze naziste, le configurazioni legislative che non sono state cancellate e via discorrendo.
L’essenza da svelare è la continuità e contiguità di obiettivi, metodi, strutturazioni socialdemocratiche, democristiane e naziste.
Il nazismo non è una escrescenza anomala della storia, bensì una modalità , una variante, che il capitale utilizza, come quella socialdemocratica e liberale, a seconda delle sue necessità.
Ora, nella stagione neoliberista, che si dichiara a ogni piè sospinto antifascista e antirazzista,la natura della società è sempre più pervasa da connotati fascisti e razzisti.
E, quello che sta operando la Germania nei riguardi dei militanti della RAF, come del resto succede anche in altri paesi, Italia compresa, non è altro che la vendetta nei confronti degli oppositori politici che hanno osato sfidare la società divisa in classi e credere e pensare che un’altra società è possibile.
Ma è proprio questo accanimento che ci ricorda , ogni giorno,che la società è divisa in classi, e che la borghesia riserva a sè, solo a sè, la lotta di classe e l’odio di classe.
Ai popoli del terzo mondo che si ribellano viene negata la dimensione antimperialista, a chi si ribella qui da noi viene negata la dimensione politica.

Christa si rifiuta di deporre e, si presume, per la magistratura, a carico dei compagni/e di militanza.
Bene, diciamolo con fermezza,anche noi faremmo lo stesso.
Non contino, qui da noi,di utilizzarci contro le resistenti e i resistenti della Val di Susa, contro le solidali e i solidali contro i Cie…risponderemo come abbiamo fatto negli anni ’70: abbiamo tutte abortito!

La solidarietà a Christa è sostegno per le nostre lotte.

Via: La virgola di Elisabetta – Radio Onda Rossa – MFLA


Gemelli e identità di genere

Posted: Dicembre 26th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Gemelli e identità di genere

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Il Boston Globe pubblica la storia di Jonas e Wyatt Maines, gemelli omozigoti e dei differenti sviluppi della loro identità di genere.

Led by the child who simply knew

Jonas and Wyatt Maines were born identical twins, but from the start each had a distinct personality.

Jonas was all boy. He loved Spiderman, action figures, pirates, and swords.

Wyatt favored pink tutus and beads. At 4, he insisted on a Barbie birthday cake and had a thing for mermaids. On Halloween, Jonas was Buzz Lightyear. Wyatt wanted to be a princess; his mother compromised on a prince costume.

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Photos

When he was 4, Wyatt asked his mother: “When do I get to be a girl?” In the fifth grade, Wyatt’s name was legally changed to Nicole.

One girl, one boy

Once, when Wyatt appeared in a sequin shirt and his mother’s heels, his father said: “You don’t want to wear that.’’

“Yes, I do,’’ Wyatt replied.

“Dad, you might as well face it,’’ Wayne recalls Jonas saying. “You have a son and a daughter.’’

That early declaration marked, as much as any one moment could, the beginning of a journey that few have taken, one the Maineses themselves couldn’t have imagined until it was theirs. The process of remaking a family of identical twin boys into a family with one boy and one girl has been heartbreaking and harrowing and, in the end, inspiring — a lesson in the courage of a child, a child who led them, and in the transformational power of love.

Wayne and Kelly Maines have struggled to know whether they are doing the right things for their children, especially for Wyatt, who now goes by the name Nicole. Was he merely expressing a softer side of his personality, or was he really what he kept saying: a girl in a boy’s body? Was he exhibiting early signs that he might be gay? Was it even possible, at such a young age, to determine what exactly was going on?

Until recently, there was little help for children in such situations. But now a groundbreaking clinic at Children’s Hospital in Boston — one of the few of its kind in the world — helps families deal with the issues, both emotional and medical, that arise from having a transgender child — one who doesn’t identify with the gender he or she was born into.

The Children’s Hospital Gender Management Services Clinic can, using hormone therapies, halt puberty in transgender children, blocking the development of secondary sexual characteristics — a beard, say, or breasts — that can make the eventual transition to the other gender more difficult, painful, and costly.

Founded in 2007 by endocrinologist Norman Spack and urologist David Diamond, the clinic — known as GeMS and modeled on a Dutch program — is the first pediatric academic program in the Western Hemisphere that evaluates and treats pubescent transgenders. A handful of other pediatric centers in the United States are developing similar programs, some started by former staffers at GeMS. Read the rest of this entry »


Firenze: nuova aggressione razzista nei confronti di un senegalese

Posted: Dicembre 24th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Firenze: nuova aggressione razzista nei confronti di un senegalese

«Negro, ora torno in casa, prendo la pistola e ti faccio vedere». Una nuova aggressione a sfondo razzista è stata compiuta ieri, 22 dicembre, a Firenze da un cinquantunenne nei confronti di un senegalese che vendeva dei libri. Una libraia ha preso le difese del senegalese contro l’aggressore. Vedi 1 e 2.

Non è che Firenze sia un caso particolare. Anche a Bologna vi sono neonazisti che, la sera, maltrattano gli ambulanti stranieri, danneggiano la loro merce, spengono le sigarette su di loro, e ovviamente la cosa non fa notizia. Anche a Bologna si sprecano le minacce razziste. A Firenze adesso c’è solo un briciolo di attenzione in più.

Ha ragione Mercedes Frias quando dice che la strage dei senegalesi non può essere derubricata a raptus di follia: «Non capisco come si possa tentare di minimizzare l’accaduto dicendo che è stato opera di un pazzo. C’è in giro un clima di violenza quotidiana tollerata, fatta soprattutto di un linguaggio, che però non è mai neutro. […] È certo però che anche qui si sentono continuamente discorsi che associano gli stranieri alla mancanza di sicurezza, di decoro, al degrado, e via dicendo, e tutto questo purtroppo crea un clima pericoloso, di cui anche le istituzioni sono complici. Non posso dimenticare che in nome del decoro i vigili urbani sono andati a togliere di forza le coperte ai rom che si riparavano sotto un ponte, e questo a nome di una istituzione pubblica».

Intanto, Assane Kebe, portavoce della Comunità senegalese fiorentina, ha ribadito il fermo rifiuto di ogni “dialogo” con i neofascisti: «Quelli di Casa Pound si proclamano “fascisti del terzo millennio”: e noi non vogliamo dialogare con nessun fascista, né di ieri, né di oggi, né del domani. Non può esistere un confronto né un incontro possibile con chi oggi ha la faccia di dichiararsi fascista. Anzi, per noi definirsi così nel 2011 non dovrebbe essere possibile, né immaginabile».

via: Staffetta


Chi ha sdoganato Casapound?

Posted: Dicembre 23rd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: | Commenti disabilitati su Chi ha sdoganato Casapound?

Tanta visibilità in regalo a Casapound, chiamata per i camerati a partecipare in questi giorni a trasmissioni televisive nazionali e locali, le cui lettere e i cui comunicati circolano sulle pagine dei giornali a smentire, prendere le distanze, negare (da leggere il post di jumpingshark, soprattutto la parte in cui cita Saverio Ferrari da Il Manifesto che dice “Ieri notte da Roma è stata indirizzata a tutti i responsabili locali di Casa Pound la seguente email: «Comunicazione interna urgente e riservata. Fare quadrato ora significa: negare la sua appartenenza al movimento, cancellare ogni traccia, stare zitti e far parlare solo i dirigenti autorizzati» Troppo tardi!“).

Tanta visibilità, sulla pelle dei morti. Un’occasione come un’altra per farci sapere quanto sono bravi e umani, anzi umanitari, con il paio di iniziative sulla birmania, quelle sull’emergenza abitativa, e lì bisogna dire che le abitazioni rivendicate per le famiglie bisognose le malelingue dicono che siano finite in mano ad amici di Casapound che non ne avevano affatto bisogno, e poi senza contare la movida e le varie iniziative sul pensiero di evola e simili. Read the rest of this entry »


Italiani brava gente? Alcune riflessioni

Posted: Dicembre 23rd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Italiani brava gente? Alcune riflessioni

Volentieri pubblichiamo le riflessioni di una compagna all’indomani della strage fascista di Firenze. Ma vorremmo fare alcune premesse.

In questi giorni si moltiplicano le richieste di chiusura delle sedi di Casa Pound, ma non si nominano gli altri covi fascisti (skinhouses, sedi di forza nuova, …). E poi, chi le dovrebbe chiudere queste sedi? La ministra dell’interno, cioè quella stessa Cancellieri che, mentre commissariava Bologna, ha sempre garantito agibilità a Casa Pound?

E’ dal 1989, quando venne ucciso a Villa Literno il rifugiato sudafricano Jerry Maslo, che ad ogni omicidio razzista sentiamo le solite litanie. Ma questo non ha impedito la morte violenta di altri/e immigrati/e nelle caserme, nelle carceri, nei cie, nei campi, nelle “baraccopoli”, nelle strade, nei cantieri. Per non parlare delle violenze e delle vessazioni inflitte quotidianamente a donne e uomini immigrati da parte di padroni, forze dell’ordine, “tranquilli cittadini”, ecc.

Scendiamo in piazza domani al fianco della comunità senegalese, ma con la consapevolezza che le centinaia e centinaia di violenze fasciste (tra gennaio 2005 e dicembre 2008 si sono verificate almeno 329 aggressioni fasciste e 161 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo) e razziste sono un dato di fatto che non si affronta con gli slogan né con la delega a chi oggi piange lacrime di coccodrillo. Read the rest of this entry »


Le quaranta ragioni per cui le puttane sono le mie eroine

Posted: Dicembre 22nd, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Piccole gioie | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Le quaranta ragioni per cui le puttane sono le mie eroine

Le quaranta ragioni per cui le puttane sono le mie eroine – Annie Sprinkle – tradotto da Malapecora

1. Le puttane sanno condividere le parti più private e delicate del proprio corpo con perfetti sconosciuti
2. Le puttane hanno accesso a luoghi inaccessibili
3. Le puttane sfidano i costumi sessuali
4. Le puttane sono giocose
5. Le puttane sono tenaci
6. Le puttane svolgono carriere basate sul dare piacere
7. Le puttane sono creative
8. Le puttane sono avventurose ed osano vivere pericolosamente
9. Le puttane insegnano alle persone come godersela di più a letto
10. Le puttane hanno molte culture e molti generi
11. Le puttane danno eccellenti consigli e aiutano le persone a risolvere i loro problemi personali
12. Le puttane si divertono
13. Le puttane indossano vestiti eccitanti
14. Le puttane hanno pazienza e tolleranza con le persone che non sopporta nessuno
15. Le puttane rendono le persone sole meno sole
16. Le puttane sono indipendenti
17. Le puttane insegnano come fare sesso sicuro
18. Le puttane sono una tradizione
19. Le puttane sono trendy
20. Le puttane hanno un ottimo senso dell’umorismo
21. Le puttane sollevano milioni di persone da stress e tensioni indesiderate
22. Le puttane guariscono
23. Le puttane resistono di fronte ai pregiudizi più feroci
24. Le puttane fanno i soldi
25. Le puttane hanno sempre un lavoro
26. Le puttane sono sexy ed erotiche
27. Le puttane hanno un talento speciale che le altre persone semplicemente non hanno. Fare la puttana non è mica da tutti.
28. Le puttane sono persone interessanti che hanno vissuto un sacco di storie eccitanti
29. Le puttane passano molto tempo a letto
30. Le puttane aiutano le persone ad esplorare i propri desideri sessuali
31. Le puttane esplorano i propri desideri sessuali
32. Le puttane non hanno paura del sesso
33. Le puttane ci danno dentro
34. Le puttane sfavillano
35. Le puttane sono divertenti
36. Le puttane hanno il coraggio di indossare parrucche molto grandi
37. Le puttane non si vergognano di essere nude
38. Le puttane aiutano gli handicappati
39. Le puttane si autorganizzano
40. Le puttane si ribellano contro le assurde, patriarcali e bigotte leggi che minacciano la loro professione e lottano per il diritto legale a ricevere uno stipendio per il loro prezioso lavoro.

Vedi anche King Kong Bloggers


Guardare la schiavitù è eccitante?

Posted: Dicembre 21st, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Guardare la schiavitù è eccitante?

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Questa è la domanda, decisamente provocatoria ma molto affascinante, proposta da Laura Agustin su The Naked Anthropologist.

Una interessante analisi punto per punto della recensione di The Life of a Courtesan scritta da Stephen Holden sul New York Times il 24 Novembre scorso.

Do people want slavery to come back? It would seem that the idea is erotically compelling, granting permission to imagine naked women and children in bondage, in chains, in the thrall of evil captors. With these scenarios, viewers and readers don’t have to think, because Good and Evil are clearly identified with no chance that contradictory uncertainties will muddy one’s reactions. The ferocity with which Kristof is defended is proof that some people will not tolerate any interesting human ambiguity at all (see hostile comments).

But are visions of enslavement also attractive? A new film about an elite brothel in 19th-century France was reviewed in an extraordinarily biased way in the New York Times (whose judgement on slavery issues is now officially in doubt). After sketching what sounds like a dark, subtle, moody movie, the reviewer concludes There is only one word to describe life inside L’Apollonide: slavery.

But the reviewer sounds as though he did not understand the film or its particular artistic vision. Being set mostly inside the brothel itself, any aspect of prostitutes’ lives outside are omitted. The filmmaker has limited the stage to the usual focus in depictions of prostitutes’ lives – the workplace where they perform. The reviewer sounds very naive about women’s lives in general, including today, if he doesn’t know that we get ‘poked at’ by ‘imperious male doctors’ and feel like ‘slabs of meat’. Et cetera. Whatever he chooses to describe about this film, his conclusion that it’s about slavery is just silly.

The Life of a Courtesan, Viewed From the Inside

Stephen Holden, 24 November 2011, The New York Times Read the rest of this entry »


La nostra identità non è nazionale

Posted: Dicembre 20th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Documenti, Repressione | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su La nostra identità non è nazionale

Con tre giorni di ritardo pubblico l’adesione di Facciamo Breccia alla manifestazione di Firenze. Al di la’ dell’evento specifico mi sembra una analisi più che condivisibile.

Il Coordinamento Facciamo Breccia aderisce alla manifestazione indetta dal Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana che si terrà a Firenze sabato 17 dicembre.

La nostra identità non è nazionale, per questo ad essere colpita non è solo la comunità senegalese, ma siamo tutti/e/* noi, consapevoli di come sia in atto un tentativo di perpetuare la supremazia dell’Europa “bianca e civilizzatrice”.

Il rafforzamento e la difesa dell’identità di un’Europa bianca, cristiana, eterosessuale e borghese, passa attraverso i meccanismi della paura e dell’assedio e attraverso l’esclusione, il respingimento, la detenzione nei CIE (veri e propri lager del ventunesimo secolo) di chiunque attenti ad essa.

Gli omicidi di Firenze sono solo uno degli aspetti di questo paradigma.

Facciamo Breccia si riconosce pertanto nel seguente documento di adesione di Azione gay e lesbica: 

 

Azione gay e lesbica aderisce e partecipa alla manifestazione che si terrà in piazza Dalmazia a Firenze, sabato 17 dicembre alle ore 15, non per esprimere generica solidarietà alla comunità senegalese così duramente colpita, ma nella consapevolezza che oggi, più che mai, è necessario schierarsi e chiamare le cose con il loro nome, sottraendoci alla colpevole equidistanza fra vittime ed oppressori, e dire che non esiste antirazzismo senza antifascismo: delle fiaccolate dei fascisti facciamo volentieri a meno…

E’ proprio come lesbiche e gay che denunciamo, ancora una volta, la colpevole costruzione di un clima politico che ha preparato questi omicidi, che non sono affatto un atto isolato.

E’ quotidianità quanto avviene nei centri di identificazione ed espulsione sparsi sul territorio nazionale, veri e propri lager dove uomini e donne spariscono in un “buco nero”.

Sono quotidianità fiorentina atti amministrativi trasformati in atti di repressione e criminalizzazione, che neppure oggi si vogliono mettere in discussione.

E’ quotidianità dare parola, visibilità e “rispettabilità” a chi si rifà alla medesima ideologia, quella fascista, dell’assassino di piazza Dalmazia. Parola, visibilità e “rispettabilità” confermate anche dopo questi omicidi che, invece, avrebbero dovuto far aprire gli occhi anche a chi è abbagliato dal proprio piccolo potere e dal proprio narcisismo.

Pur sostenendo convintamente la richiesta di applicazione delle leggi già previste per Casa Pound, e il suo inevitabile scioglimento, in questo quadro di sdoganamenti e complicità non ci sembra più sufficiente chiedere lo scioglimento di tutte le formazioni – di qualsiasi tipo – che fanno riferimento all’ideologia fascista e nazista: le stesse istituzioni nazionali e locali ne sono ormai intrise, per quanto si affannino a nascondere le proprie complicità dietro una facciata di equidistanza.

Perché un’associazione gay e lesbica si sente chiamata direttamente in causa?

Perché sappiamo che la medesima arma poteva – e potrà – essere rivolta contro di noi.

Perché  non vogliamo che la nostra sia una reazione solo “di pancia”, ma crediamo che debba trasformarsi in un’alleanza politica fra tutti quei soggetti che non vogliono più rappresentare la parte grigia del paese, quella che – da sempre – ha permesso le peggiori atrocità.

Aderiamo alla manifestazione come atto profondamente politico, che si vuol differenziare dal buonismo e dall’ipocrisia di chi porge le condoglianze alle proprie vittime.


Le persone sex worker sono state violentate da piccole?

Posted: Dicembre 19th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Le persone sex worker sono state violentate da piccole?

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Uno dei miti sulle motivazioni che portano le persone ad intraprendere la professione di sex worker analizzato nei dettagli da Charlotte Shane (di professione sex worker) su Tits and Sass

It’s supposed to be common knowledge that I ended up in my job as an escort because, as a child, I suffered some serious emotional damage. But from the inside looking out, it’s clear to me that non-sex workers have plenty of issues all their own. Last week, one of them kept jumping out at me: civilian women’s cavalier clichés about sex workers’ pasts.

I know plenty of men believe that every sex worker has had a screwed up childhood. For me, though, accusations of familial damage cut a lot deeper when they’re thrown around by women, particularly women with otherwise feminist chops (*coughcough* Tina Fey.) We all suffer from slut/whore/man-hater sexism—meaning we’re all vulnerable to the stigma against a woman expressing sexuality in any “deviant” way—so shouldn’t we all reject that misogyny? It’s obvious that the abused sex worker myth is a symptom of our culture’s need to pathologize sexual women, and it should be obvious why the “some adult must have screwed you up when you were little” jab is a mean-spirited, ignorant, and completely trite accusation—but apparently it isn’t. For women like Mary Elizabeth Williams, let me break down the myriad ways it sucks. Read the rest of this entry »


Anche il comune di Milano aprirà il Servizio LGBT

Posted: Dicembre 18th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , | Commenti disabilitati su Anche il comune di Milano aprirà il Servizio LGBT

Ricevo questo comunicato del Coordinamento Torino Pride sull’istituzione del Servizio LGBT a Milano. A Torino analogo servizio è attivo già da alcuni anni e si è speso in alcune iniziative interessanti.

(CS) Anche Milano avrà il Servizio LGBT, il Coordinamento Torino Pride LGBT gli fa i suoi migliori auguri

Pierfrancesco Majorino, assessore al welfare e pari opportunità del Comune di Milano, ha dato l’annuncio che anche il capoluogo lombardo avrà il suo Servizio LGBT.  “In una simile cornice tengo a dire con grande orgoglio che siamo felici di voler portare anche a Milano il servizio antidiscriminazioni già sperimentato dal Comune di Torino in relazione all’orientamento sessuale, all’identità e all’appartenenza di genere. Sconfiggere la cultura delle intolleranze, delle omofobie, delle xenofobie, è un pezzo di un programma di governo. Vuol dire offrire consulenza legale, ascolto, reti relazionali, campagne di educazione nelle scuole, azioni di aggiornamento e formazione del personale dei servizi del Comune stesso.” queste le parole dell’assessore Majorino intervenuto al Forum delle Politiche Sociali.
In platea anche la sua collega torinese Mariacristina Spinosa, che il prossimo 15 Dicembre conferirà proprio un riconoscimento al Servizio LGBT piemontese che compie 10 anni di attività continuativa sul territorio.

“E’ una grande gioia per l’associazionismo torinese che tanto sostenne la nascita del Servizio LGBT.” Dichiara Giovanni Caponetto, neocoordinatore del Torino Pride. “In questi anni abbiamo collaborato in modo sempre più fitto con le istituzioni anche grazie alla presenza del Servizio, il cui ruolo inizialmente rivolto al Comune apparato, è stato orientato con profitto in tutta una serie di ambiti, primo fra tutti la Formazione scolastica. E’ inutile dire che l’istituzione e la continuità di tali servizi sono il segno più tangibile dell’apertura e dell’interesse sincero delle amministrazioni sulle nostre tematiche” continua Caponetto “quindi ringraziando ancora una volta il Comune di Torino per questi anni di proficua collaborazione facciamo i nostri migliori auguri a Milano sperando che questa bella storia si ripeta e convinca quante più amministrazioni a seguirne l’esempio.”