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Le persone sex worker sono state violentate da piccole?

Posted: Dicembre 19th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , , | Commenti disabilitati su Le persone sex worker sono state violentate da piccole?

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Uno dei miti sulle motivazioni che portano le persone ad intraprendere la professione di sex worker analizzato nei dettagli da Charlotte Shane (di professione sex worker) su Tits and Sass

It’s supposed to be common knowledge that I ended up in my job as an escort because, as a child, I suffered some serious emotional damage. But from the inside looking out, it’s clear to me that non-sex workers have plenty of issues all their own. Last week, one of them kept jumping out at me: civilian women’s cavalier clichés about sex workers’ pasts.

I know plenty of men believe that every sex worker has had a screwed up childhood. For me, though, accusations of familial damage cut a lot deeper when they’re thrown around by women, particularly women with otherwise feminist chops (*coughcough* Tina Fey.) We all suffer from slut/whore/man-hater sexism—meaning we’re all vulnerable to the stigma against a woman expressing sexuality in any “deviant” way—so shouldn’t we all reject that misogyny? It’s obvious that the abused sex worker myth is a symptom of our culture’s need to pathologize sexual women, and it should be obvious why the “some adult must have screwed you up when you were little” jab is a mean-spirited, ignorant, and completely trite accusation—but apparently it isn’t. For women like Mary Elizabeth Williams, let me break down the myriad ways it sucks. Read the rest of this entry »


Razzismo incendiario e controllo dei corpi a Torino

Posted: Dicembre 12th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti, Repressione | Tags: , , , , , , , , , | Commenti disabilitati su Razzismo incendiario e controllo dei corpi a Torino

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Due commenti (interessanti ma che condivido solo in parte) tratti dal blog di Michela Murgia e da Femminismo a Sud sull’incendio al campo nomadi di Torino, sul controllo dei corpi nella nostra società e sul razzismo imperante. De-responsabilizzare e in qualche modo giustificare la ragazza torinese che ha dato il via a questa ondata di violenza non è secondo me corretto. Per me è e resta una ragazza razzista e pericolosa.

Ma provare a ragionare sul controllo dei corpi in questa società è altrettanto importante: dichiarare di essere stata stuprata è più socialmente accettabile a Torino, nel 2011, di una scelta autodeterminata sulla propria sessualità?

Giusto per aggiungere una ulteriore nota di orrore, alla manifestazione razzista che è poi degenerata in attacco incendiario al campo ha partecipato anche la segretaria provinciale del Partito Democratico e presidente di quartiere Vallette Paola Bragantini che, dopo aver giustificato e incoraggiato con la sua partecipazione un corteo apertamente xenofobo si meraviglia e fa l’anima bella sui giornali appena il razzismo si manifesta nell’aggressione fisica e negli attacchi incendiari alle abitazioni presenti al campo nomadi. Giusto per ricordare che la xenofobia e il razzismo sono trasversali

#torinoburning Inventarsi il mostro

Una ragazzina torinese ha detto di essere stata violentata da due rom. La fiaccolata a suo sostegno però è finita in rogo ieri sera, con un campo nomadi bruciato alla periferia di Torino. Poi la ragazzina ha detto che non era vero niente, che non l’ha stuprata nessuno, tantomeno i rom. Era stata con un ragazzo italiano ed era forse la sua prima volta.

La notizia grossa è quella del pogrom, ennesimo frutto di una cultura dove si cresce imparando a temere il diverso e lo straniero, a prescindere dal fatto che sia colpevole o non lo sia. Immagino che si troverà senza difficoltà qualcuno pronto a dire che se non era vero stavolta lo sarebbe stato comunque la prossima. Il fatto che questa cultura negli ultimi vent’anni sia riuscita a generare sindaci, assessori, presidenti di provincia e ministri a vario titolo ha aiutato molto a farla passare dal bancone del bar al senso comune. Di essere razzista c’è chi ha smesso di vergognarsi da tempo. Read the rest of this entry »


Femministe indignate a Barcellona

Posted: Dicembre 10th, 2011 | Author: | Filed under: Documenti | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Femministe indignate a Barcellona

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Si è conclusa oggi la lunga mobilitazione organizzata dalle femministe indignate a Barcellona dal 25 novembre al 10 dicembre contro la violenza di genere.

Radio Ondarossa ha intervistato una delle Feministes indignades.

Clicca qui per ascoltare l’intervista


Sex worker in manifestazione a Parigi, Lione e Tolosa – 17 dicembre

Posted: Dicembre 10th, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti, Repressione | Tags: , , , , , | Commenti disabilitati su Sex worker in manifestazione a Parigi, Lione e Tolosa – 17 dicembre

In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle persone sex worker il 17 dicembre STRASS (Syndicat du TRAvail Sexuel) invita a manifestare a Parigi, Lione e Tolosa.

Portare un ombrello rosso (simbolo delle lotte dei/delle sex worker) e la vostra rabbia. La manifestazione sarà in memoria delle colleghe assassinate e delle vittime di violenza e avrà luogo dalle ore 14 con partenza in place Pigalle, Parigi


Per il tribunale di Belluno se ti stuprano è anche un po’ colpa tua

Posted: Novembre 26th, 2011 | Author: | Filed under: Repressione | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Per il tribunale di Belluno se ti stuprano è anche un po’ colpa tua

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Medea segnala questa orrenda sentenza del tribunale di Belluno. Il disegno è di Vita di Uno Zero

Non è horror ma una sentenza del Tribunale di Belluno

Lasciamo a voi ogni commento, ve la presentiamo così, nuda e cruda, come l’abbiamo trovata in rete.

dal Manifesto Blog

Il 13 luglio 2011 il Tribunale di Belluno ha pronunciato la seguente sentenza, depositata l’11/10/2011.
Il Tribunale ha condannato un uomo perché “per motivi abbietti, costringeva.. gravemente minacciandola con un’ascia che teneva sul letto durante lo stupro al fine di eseguire il delitto di violenza sessuale, con violenza consistita nel tenerla ferma, a subire atti sessuali consistiti in un rapporto vaginale completo con eiaculazione”. Si legge nella sentenza che  l’imputato “sotto minaccia di una accetta, ebbe a costringere.. ad avere con lui ben due rapporti sessuali completi; e ciò nonostante la donna continuasse a piangere mentre il.. esaudiva i suoi istinti sessuali, incurante dello stato d’animo della stessa (tanto da leccarle le lacrime)”. Si legge inoltre che la parte offesa “..pur essendo stata talvolta contraddetta e smentita in alcune parti della propria deposizione dibattimentale dalle risultanze investigative compiute, è da ritenersi del tutto attendibile e credibile in relazione a quello che è il nucleo essenziale delle proprie dichiarazioni, ossia il racconto reso dalla stessa in merito alla violenza subita”. Questa in sintesi la vicenda: la donna, che svolge un’attività di commercio e vendita di automobili, un giorno, mentre serve al tavolo di un locale, conosce l’uomo, che successivamente la contatta più volte e le “fa la corte”, riferendole anche della sua intenzione di acquistare un’auto. Le propone quindi di andare a pranzo con lui e altri signori per discutere di un nuovo lavoro (in tale occasione la donna  inoltre spera di vendergli un’auto). Giunta all’appuntamento, poiché le altre persone ritardano, viene invitata a salire a casa sua a prendere un thè: dopo aver atteso chiacchierando alcune ore, l’uomo la minaccia con l’accetta e la stupra. Read the rest of this entry »


Mostra sulle violenze sulle donne e le violenze di genere a Torino

Posted: Novembre 22nd, 2011 | Author: | Filed under: Appuntamenti | Tags: , , , | Commenti disabilitati su Mostra sulle violenze sulle donne e le violenze di genere a Torino

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Segnalo questa iniziativa a cura di Sguardi sui Generis

Dal 23 al 25 novembre nell’atrio di Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino, si terrà una mostra che avrà come filo conduttore le violenze sulle donne e le violenze di genere.

Parliamo al plurale perché sono tanti i tipi di violenza perpetuati: violenza sessuale, fisica, economica, verbale, psicologica fino ad arrivare al femminicidio.

La mostra é completamente autorganizzata da Sguardi sui Generis insieme ad altre donne, studentesse, lavoratrici e dal collettivo Arkida, ognuna porterà frasi, foto, poesie, disegni, opere per parlare attraverso il “linguaggio dell’arte” di questo brutale fenomeno frutto della cultura patriarcale insita nel sistema.

Lavori di artiste/i internazionali, foto scattate da noi, frasi e poesie più o meno celebri, tutte siamo invitate non solo a partecipare ma a dare il nostro contributo, per metter in luce un fenomeno che non accenna a diminuire e che spesso si presenta con sotterfugi difficili da smascherare.

Le donne, i corpi, le persone che subiscono violenze non solo solo numeri per le statistiche… noi vogliamo farli parlare, comunicare e raccontarsi.

NI UNA MAS!

L’idea di questa mostra nasce dal confronto fra collettivi universitari e singole soggettività che, in vista della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, hanno sentito l’esigenza di costruire uno spazio per ripensare e reimmaginare la violenza di genere. Una questione, quest’ultima, tutt’altro che liquidata da una presunta parificazione dei sessi e che, con il suo incremento di anno in anno, continua ad indicarci le radici culturali e materiali di uno svantaggio sociale di fatto. Non è infatti alle categorie di violenza criminale o di patologia individuale che può essere ricondotto il fenomeno – come vorrebbe invece la diffusa parzialità di letture – bensì a quei rapporti di potere fra i generi che costituiscono un sostrato culturale trasversale alla società, tanto nella sfera della vita privata quanto nelle istituzioni, i linguaggi, i saperi.

È in particolar modo alla famiglia e alla sua costruzione subordinante dei ruoli di genere che sembra sia necessario guardare quando di violenza sulle donne si parla. Quest’ultima, infatti, avviene, nell’80% dei casi, per mano di parenti, mariti, fidanzati, padri, smentendo ogni rappresentazione etnicizzata del fenomeno, che lo vorrebbe frutto della “barbarie culturale” di migranti e stranieri. Sempre nella costruzione normativa ed eterosessuata dei ruoli di genere fondata sulla famiglia va rintracciata la radice culturale di tanta violenza omofoba che va a colpire la libertà di scelta e determinazione di sé in tema di sessualità e legami affettivi.

Le stesse risposte istituzionali fondate esclusivamente sulle politiche di tutela familiare si rivelano inefficaci quando non dannose, nella misura in cui legittimano il ruolo della famiglia come spazio di protezione e subordinazione del genere femminile. Insieme alle letture in chiave razzista, che fondano le politiche securitarie e anti-immigrazione sulla difesa del corpo femminile, esse contribuiscono a riprodurre nel tempo il legame culturale fra protezione delle donne e aggressione, rappresentando un altro genere di violenza, simbolica e culturale.

Una violenza, quella simbolica attuata sul corpo delle donne, che sembrerebbe d’altronde costituire il pane quotidiano della comunicazione di massa e del linguaggio pubblicitario, dove alla mercificazione del corpo femminile, ridotto a puro veicolo di appetibilità sessuale e consumistica per i prodotti in vendita, si affianca la tendenza ad eccitare un immaginario maschile violento, attraverso l’esposizione di pezzi di corpo, di volti esangui, di pose sottomesse.

In un quadro simile, la questione della violenza subordinante sulle donne si rivela non tanto e non solo l’episodico frutto di relazioni diseguali nella sfera del privato, quanto un esplicito fattore di valorizzazione economica ed un implicito vettore di consenso politico per istanze razziste, omofobe, discriminanti. Di qui la necessità di riappropriarci in prima persona della rappresentazione della violenza di genere, per farla emergere nella sua autentica dimensione politica al di fuori e al di là di ogni costruzione ideologica, strumentale o ammiccante. Per aprire degli spazi di immaginario ‘altro’, di autonarrazione, che non si limitino alla celebrazione simbolica della ricorrenza, ma la oltrepassino per trovare ogni giorno le ragioni politiche di un’opposizione culturale e di una lotta.


Brutte notizie da Parigi – sex worker e “movimento”

Posted: Novembre 15th, 2011 | Author: | Filed under: General | Tags: , , , , , , | Commenti disabilitati su Brutte notizie da Parigi – sex worker e “movimento”

Arriva da Parigi, tramite il sito del Syndicat du TRAvail Sexuel, l’ennesima pessima notizia sullo stato della riflessione all’interno dei cosidetti “movimenti” sulle politiche di genere e la violenza.

Durante la manifestazione contro la violenza sulle donne svoltasi il 5 novembre 2011 a Parigi un gruppo di sex worker e di solidali presenti in piazza è stato aggredito, tacitato, insultato e minacciato dalle organizzatrici della manifestazione e da alcune donne presenti in piazza al grido di “voi siete la vergogna della manifestazione“.

Particolarmente indigeste alle organizzatrici della manifestazione sembra siano state le riflessioni portate in piazza da STRASS sull’inutilità delle norme che colpiscono i clienti delle prostitute che finiscono per essere esclusivamente l’ennesima forma di violenza contro le donne che si prostituiscono.

Il comunicato (in francese) contenente maggiori dettagli e alcune riflessioni firmato da STRASS, Act Up Paris e Étudions gayment è disponibile cliccando qui