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Maria Ornella Serpa

Posted: Maggio 10th, 2008 | Author: | Filed under: Spizzichi e bocconi | 1 Comment »

Maria Ornella Serpa (articolo apparso su Liberazione del 24 marzo 2007, un commento al caso Sircana)

Leggendo pour cause l’ennesimo episodio di “Chi va con i trans”,  
tratto dal voluminoso “I media in Italia – limiti ed aspirazioni”,  
non posso fare a meno di sorridere. Per un po’ di giorni l’informazione
in Italia alzerà l’audience, ho pensato; ma non so proprio se  
auspicarlo.

A parte gli scherzi, ho appreso con piacere che il signor Sircana usa  
la propria intelligenza anche per dare respiro alla propria joie de  
vivre . Certo, capisco il contesto: il “buon costume”, la famiglia,  
il vicinato, insomma la “normalità” dalla quale poi si scappa sempre,  
ma credo che tutto questo possa essere superato in maniera  
intelligente e indolore: basta non vergognarsi.

Parlo per esperienza personale. Nata maschio, formatami da donna, ho  
scelto il genere e il sesso femminile come un’esperienza sentita sia  
sul piano personale che su quello politico. Il percorso di  
transizione in sé, nonostante la sua complessità, è stato (per  
fortuna) indolore e totalmente divertente, istruttivo e formativo. La  
mia identità femminile, fortemente desiderata, mi ha dato quella  
marcia in più per affrontare la vita con un pizzico di ironica  
intelligenza e tanta, ma tanta, joie de vivre , anche per me.

Trappole nel percorso di transizione? Tantissime; superate però  
determinatamente fino alla meta e tributando la prevedibile dose di  
sofferenza alla società “normale” che “naturalmente” cerca di  
“normalizzarci” ricorrendo anche alla violenza, talvolta esiziale. La  
difficoltà maggiore l’ho incontrata nell’affrontare il senso di  
vergogna, di esclusione; ma, una volta capito che si trattava di  
convenzioni e non di altro, sono andata oltre non sentendo neanche il  
bisogno di colpevolizzare o gettare fango su alcun@. La mia  
intelligenza, fonte di primaria accoglienza, mi ha aiutata a capire,  
grazie anche ad una non comune cultura, che, ad esempio, il contesto  
che pretendeva di discriminarmi è essenzialmente un’asfissiante trama  
di potere e sottomissione travestito (il contesto sì) da illusioni,  
più o meno ottiche, che obnubilano mente e corpo. Non ho ceduto alla  
lusinga e neanche alle minacce né alle violenze, che ho comunque  
dovuto subire come tributo alla “normalità”. Ho proceduto  
incessantemente.

Non mi sono mai sentita discriminata; me lo hanno fatto credere  
perché fa parte del gioco di “normalizzazione”. E questo ha  
comportato sicuramente degli sbalzi nella mia esperienza perché mi  
sentivo debole, impotente di fronte alla consapevolezza di non essere  
suscettibile di inclusione sociale in un sistema che, poi ho capito,  
si pretendeva forte e “giusto”. Ho deciso quindi di intravedere cosa  
non funzionava ed ho scoperto che il sistema non discrimina ma  
resiste, causa la sua debolezza, a tutto ciò che può turbare i suoi  
deboli equilibri sostenuti, infatti, dalla violenza. Esso si basa in  
effetti essenzialmente sul rapporto di forza e sottomissione (del  
femminile al maschile, ad esempio, o del debole al forte). Il  
maschile, l’eterosessualità, l’amore eterno, la famiglia e  
quant’altro non sono che le esiziali lusinghe di una società che si  
pretende “regolare” ma poi risulta praticamente ipocrita e perversa,  
oltre che degna madre di guerre, stupri, schiavitù e quant’altro; un  
sistema sostenuto da una trama di personaggi, più o meno ameni, che  
elucubrano regole, istituti e sistemi che soffocano ogni istinto alla  
vita.

Eureka!

Basta usare la testa ed un minimo di coraggio e tutto si risolve. Se  
la nostra esistenza è fatta essenzialmente di cultura posso provare  
anche io ad elaborare la mia, ma sulla base del mio desiderio.
Dando un’occhiata in giro ho visto diverse cose ed ho fatto anche  
diverse esperienze; finché mi sono resa conto che ciò che viene  
demonizzato è spesso fonte di libertà, autostima, responsabilità e  
permette di dare un senso alla propria esistenza. Ho deciso quindi  
non di piacere agli altri, ma di piacermi; ho affinato anche ciò che  
la natura mi ha dato: talento intellettuale, allegria, curiosità e  
senso della misura e ho iniziato infine il mio viaggio nella mia vita.

Tra le varie insidie del sistema c’è il problema economico. Di che  
vivere?
Il sistema, come tutte le umane cose, non è perfetto e spesso si  
contraddice lasciando spazi vitali che sarebbe da sciocchi non  
occupare. La prostituzione, dipinta malissimo, se fatta con  
accortezza, gusto ed un pizzico di gioia può risultare, come nel mio  
caso, un’ottima soluzione al problema del lavoro, spacciato come base  
garantita della dignità dei soggetti ma praticamente fonte di ricatto  
perenne e tutt’altro che satisfattivo.

Rapporto con gli altri? Io scelgo chi frequentare e, insieme,  
scegliamo come rapportarci vicendevolmente sulla base della comune  
voglia di stare assieme. Nessuna regola invasiva della libertà altrui.
Rivendicazioni? Una: viviamoci per ciò che siamo, ottimi nei desideri  
pessimi nell’avidità.


One Comment on “Maria Ornella Serpa”

  1. 1 porno said at 11:13 pm on Maggio 11th, 2008:

    segnalo anche il bellissimo articolo delle A/matrix all’indirizzo http://amatrix.noblogs.org/…tra-leonessa-ornella